ORO, DENARO REALE E NON | Mark O’Byrne, dalle colonne di “GoldEagle” (leggi qui) torna sul concetto storico di metallo prezioso come una forma di denaro completa e reale, riesumando un interessante articolo di John Exter (ex vice presidente della FED a New York) pubblicato nel 1972 su “Barron”.
L'articolo, che O'Byrne definisce “profetico“, parte da una dichiarazione dello stesso Exter che vede, chiusa l'era del Gold Standard, il mondo in balia di una massa fuori controllo di denaro di carta inconvertibile. L'oro, viceversa, prosegue nello svolgere le tre funzioni fondamentali e originarie del concetto di denaro: essere mezzo di pagamento e di scambio, costituire uno standard di riferimento per i valori di merci e servizi, essere riserva concreta di valore nello spazio e nel tempo. Interessante, a corredo del testo di Exter, anche una grafica tratta dal portale “ZeroHedge“ in cui il prodotto interno lordo globale (stimato in 55 trilioni di dollari) è messo a confronto con la “power money“, la moneta reale ossia i metalli preziosi (valore 2-4 trilioni di dollari), la “power crrency illusion“ cioè la massa in termini di monete coniate e banconote (4 trilioni di dollari), la massa del debito pubblico globale (65 trilioni) è fino a salire al vertice di questa piramide di “valori“ con l'impressionante massa dei derivati, pari a 1.600 trilioni di dollari.
INDIA, AXIS BANK FUORI DAL MERCATO | Lunedì 2 aprile la Banca centrale indiana ha implicitamente dichiarato di aver escluso Axis Bank dall'elenco delle società autorizzate a importare oro nel grande mercato asiatico. La Reserve Bank of India ha infatti diramato un elenco aggiornato degli importatori autorizzati nel quale non figura - oltre a due altri istituti minori - quello che è il terzo gruppo bancario privato del paese, forte di un capitale che si aggira sui 20 miliardi di dollari, oltre 3.300 filiali e che da lavoro a circa 55 mila persone. La notizia, per il momento senza ulteriori dettagli, è stata data dall'agenzia Reuters (leggi qui).
LE CINQUE PEPITE TOP MAI FUSE | Il ''Daily Pakistan Global'' dedica un articolo al fatto che le cinque più grandi pepite d'oro estratte nel corso della storia (almeno, quelle documentate ufficialmente) non sono mai state fuse, proprio per la loro eccezionalità e valore. In un articolo (leggi qui) viene ripercorsa l'interessante storia dei cinque agglomerati di metallo prezioso più grandi ancora visibili sul pianeta, due provenienti dal sottosuolo dell'Australia e gli altri, rispettivamente, da Brasile, Stati Uniti e Russia.
Allo stato attuale delle conoscenze storiche e delle evidenze archeologiche, l'uomo dovrebbe aver iniziato ad estrarre l'oro circa settemila anni or sono; pertanto, non è improbabile pensare che pepite ancor più grandi di quelle elencate nell'articolo (capeggiate dalla pepita brasiliana ribattezzata “Canaa“, 52,33 chili di fino contenuto) siano venute alla luce, fuse e lavorate.
SIBERIA: QUEI LINGOTTI PIOVUTI DAL CIELO | A riportare la curiosa notizia, tra gli altri, il portale di divulgazione “Science Alert“ (leggi qui): un Antonov 12 della compagnia cargo Nimbus Airlines, appena decollato da Yakutsk, un aeroporto della Siberia, ha iniziato letteralmente a seminare in fase di decollo - ancora per cause in corso di accertamento - parte del proprio prezioso carico (172 lingotti d'oro, per circa 3 tonnellate e 500 milioni di dollari circa di controvalore) sulla pista facendo piovere a terra, come in una leggenda, anche lingotti di platino e diamanti.
Le autorità stanno facendo di tutto per recuperare il metallo prezioso, ma a quanto pare qualcuno si è già arricchito sottraendo e rivendendo illegalmente parte di quella insperata ricchezza “caduta dal cielo“.