Solo pochi giorni fa la Banca Centrale dei Paesi Bassi ha dichiarato pubblicamente di aver provveduto al rimpatrio di parte delle proprie riserve auree dagli Sati Uniti, dov’erano stoccate assieme a quelle di molti altri paesi di tutto il mondo.
Il fatto conferma come, nello scenario di rallentamento della ripresa economica dell’Eurozona – per alcuni paesi, di vera e propria stagnazione con rischi concreti di deflazione a breve e medio termine – il supporto del metallo prezioso per eccellenza torni ad essere importante per gli istituti bancari centrali, anche per quello del Paese dei tulipani che fa parte integrante di Eurosistema e contribuisce all’attuazione delle politiche monetarie della Banca Centrale Europea.
Centoventidue tonnellate d’oro sono così atterrate ad Amsterdam, tra imponenti misure di sicurezza e nel massimo riserbo, nella seconda metà di novembre nell’ambito di un’azione – sottolineano dalla De Netherlansche Bank – volta a incrementare il tasso di fiducia dei cittadini nella ripresa economica. Prima di questa operazione solo l’11% delle riserve d’oro del paese era conservato entro i confini nazionali: il resto era distribuito tra caveau negli U.S.A. (51%), Canada (20%) e Regno Unito (18%). Rimaste inalterate le ultime due percentuali, l’oro olandese (che supera in totale le 615 tonnellate) “risiede” ora per il 31% ad Amsterdam e per una pari quantità a New York. Leggi qui il comunicato ufficiale