“Your dollar will be worth just as much tomorrow as it is today”, ossia “Domani il vostro dollaro avrà lo stesso valore di oggi”: così dichiarava al popolo americano, in diretta televisiva da Camp David il 15 agosto del 1971, l’allora presidente Richard Nixon annunciando lo sganciamento definitivo del biglietto verde dal metallo prezioso e decretando, così, la fine del Gold Standard.
Una decisione epocale - quella di svincolare la valuta a stelle e strisce dall'oro - che avrebbe aperto la strada al dominio planetario delle 'fiat currency' e sarebbe stata una delle cause principali delle maggiori crisi economico-finanziarie dell'ultimo mezzo secolo.
A dispetto delle rassicurazioni presidenziali, innanzi tutto, già negli ultimi mesi del 1971 la divisa statunitense iniziò a scivolare verso il basso passando da un rapporto con l'oncia d'oro di 35 dollari agli 850 del gennaio 1980. Oggi, di fatto, se si volesse ipotizzare un contenuto aureo per una moneta da un dollaro, si dovrebbe pensare ad impiegare appena 1/1350 di oncia di metallo prezioso (circa 2,3 centesimi di grammo di fino) a fronte dei ben 89 centesimi di grammo precedenti la decisione della Federal Reserve avallata dal Congresso e quindi da Nixon.
Dopo la fine del Gold Standard, inoltre, molti governi del pianeta - a partire dalla Francia del presidente Charles de Gaulle - iniziarono campagne di riconversione, anche cospicue, delle proprie riserve valutarie da dollari USA in lingotti di metallo fisico, diminuendo ulteriormente la fiducia nella valuta statunitense e, più in generale, nella leadership mondiale degli Stati Uniti e riconsolidando, progressivamente, quel ruolo strategico che l'oro aveva rivestito per secoli nelle economie di tutto il pianeta.
Ma quali furono le reali motivazioni che spinsero gli Stati Uniti a porre fine alle convertibilità aurea del dollaro? Innanzi tutto, vi fu la guerra del Vietnam, che aveva fatto aumentare a dismisura la spesa pubblica statunitense costringendo il governo a massicce emissioni di dollari e ad un crescente indebitamento. Crebbero così, a proporzione, le richieste di conversione delle riserve valutarie in oro fisico: si stima che il Tesoro americano - al momento della dichiarazione di Nixon - avesse già erogato oltre 12.000 tonnellate di metallo prezioso ridimensionando così, in modo drastico, la propria consistenza (tuttora oggetto di dibattito).
Nel dicembre del 1971 il Gruppo dei Dieci firmò lo Smithsonian Agreement, che mise fine agli accordi di Bretton Woods del 1944 svalutando il dollaro e dando inizio alla fluttuazione dei cambi. Nel febbraio del 1973, infine, ogni legame tra dollaro e monete estere venne definitivamente reciso e lo standard aureo fu sostituito dal sistema dei cambi a libera oscillazione.