La “forza propulsiva” che ha maggiormente spinto il mercato globale dell’oro negli ultimi anni – secondo alcuni analisti, l’unica – è stata la fortissima e crescente richiesta di metallo prezioso da parte di India e Cina che, sia tramite i rispettivi governi che a motivo degli oltre 2,6 miliardi di individui che le popolano, tra il 2008 e la fine del 2014 hanno assorbito circa 15 mila tonnellate d’oro, poco meno della produzione totale del settore estrattivo nello stesso periodo.
A quanto pare, tuttavia, la Cina sta in parte ridefinendo la propria rotta e se il gigante asiatico, fino a poco tempo fa, si approvvigionava di bullion in prevalenza in modo diretto, sul mercato estero, da qualche tempo a questa parte il paese sta iniziando a ''rivolgersi alla fonte'' acquisendo miniere e giacimenti, ovviamente fuori dai confini nazionali. Queste e altre considerazioni si trovano in un articolo a firma di John Rubino rilanciato da 'GoldEagle' il 4 giugno scorso a questo indirizzo.
I produttori cinesi si stanno muovendo in modo aggressivo nell'acquisizione di quote o del controllo totale di compagnie estrattive; a quanto sembra, l'impegno su questo fronte nel solo 2013 (i dati 2014 non sono ancora disponibili) avrebbe fatto registrare secondo Bloomberg una crescita di 2,2 miliardi di dollari. Capofila di queste operazioni sono state Zijin Mining Group e Zhaojin Mining Industry Co. che si stanno rivolgendo a compagnie del Nord America e a produttori con sede in Europa, anche perchè l'indice S&P TSX Global Gold Index delle quarantanove più grandi aziende aurifere del globo è in calo del 31% solo quest'anno e ciè rende particolarmente conveniente l'acquisizione di pacchetti azionari. Inoltre, le grandi compagnie cinesi e di Hong Kong hanno accesso a capitali a buon mercato con i quali proporsi per eventuali acquisti, anche di importo consistente.
Tra i possibili obiettivi della Cina nel settore aurifero vi sarebbero il gigante IamGold, con sede a Toronto e valore stimato di circa 2,5 miliardi di dollari, come la piccola Amara Mining (48 milioni di dollari di capitalizzazione appena) attiva in Africa Occidentale e Perseus Mining (325 milioni di Usd) con le sue miniere in Ghana e Costa d'Avorio. Altre compagnie come Barrick Gold e Newmont Mining Corp. Stanno già tentando, per parte propria, di disfarsi di alcuni impianti che potrebbero, ovviamente, entrare nel mirino dei cinesi rafforzando le fonti di approvvigionamento d'oro cinesi all'estero.