Gary Christenson, autore del volume “Gold Value and Gold Prices 1971-2021”, è un manager americano con oltre trent’anni d’esperienza nel settore degli investimenti, nonché fondatore del sito “TheDeviantInvestor” (accedi qui al sito), portale di informazione e approfondimento definito dal suo stesso autore come “A Non-Traditional Perspective”.
Christenson ha recentemente pubblicato il 5 aprile un'analisi dal titolo 'Fort Knox Paradox' che, fin dal titolo, non puè che risvegliare la curiosità in quanti si occupano o si interessano, in qualche modo, al complesso e non sempre trasparente mercato internazionale dell'oro.
Il 'Bullion Depository' federale americano, infatti, dovrebbe celare nei suoi caveau la bellezza di 147,3 milioni di once d'oro, pari a circa 4.581,472 tonnellate di metallo prezioso. Il condizionale, tuttavia, è d'obbligo dal momento che - sottolinea l'autore - per quanto riguarda il reale ammontare delle riserve auree conservate nel sito del Kentucky non esiste alcuna certezza, innanzi tutto perchè l'ultima verifica reale e sistematica dei lingotti è stata effettuata oltre sessant'anni fa e poi perchè, da una recente inchiesta, è emerso che i rapporti di ben sette verifiche parziali annuali risultano del tutto assenti; per di più, ogni tentativo o pressione per una nuova verifica a tappeto viene in tutti i modi ostacolato dal Dipartimento del Tesoro.
Secondo Christensen, tre sono i possibili scenari, che possono essere così riassunti:
1) Fort Knox contiene effettivamente i 147,3 milioni di once d'oro dichiarati (allora perchè ostacolare una verifica che, con esito positivo, eviterebbe tante speculazioni sul mercato del metallo prezioso);
2) Fort Knox contiene appena 10 milioni di once (quindi, cosa hanno fatto i politici americani nell'ultimo mezzo secolo con l'oro mancante);
3) Fort Knox contiene 10 milioni di once in oro e il resto in lingotti falsi, in tungsteno placcato (perciò, chi e quando ha effettuato le sostituzioni, e perchè).
''Il fatto che verificare l'oro di Fort Knox sarebbe costoso è una scusa, dal momento che il Governo federale USA spende ogni anno 70 miliardi di dollari solo in buoni pasto per i dipendenti'', chiosa Christensen; esistono tuttavia altri dati che alimentano i sospetti sul forziere a stelle e strisce. Ad esempio, la Germania ha chiesto - alcuni anni fa - il rientro in patria di una parte del proprio oro conservato presso la New York Federal Reserve, ma per consentire l'operazione ed effettuarla ci sono voluti circa sette anni. Se l'oro tedesco era ancora a New York, perchè venne negata a Berlino la restituzione immediata dei lingotti? Se l'oro stoccato a New York fosse stato "mancante", avrebbe potuto essere sostituito da oro proveniente da Fort Knox (se l'oro di Fort Knox esisteva ancora). A quanto pare questo non è accaduto.
Per approfondire il ''paradosso di Fort Knox'' leggi il testo completo a questo indirizzo.