La trasparenza in materia di riserve auree nazionali - abbiamo avuto modo di sottolinearlo più volte - dovrebbe rappresentare per le banche centrali dei vari paesi un dovere non solo nei confronti dei cittadini, ma di tutta la comunità internazionale e del mercato globale del metallo prezioso. Come pure, ogni banca centrale sarebbe tenuta a controllare e a verificare periodicamente consistenza ed integrità del proprio oro che, nella maggior parte dei casi, è soltanto in parte allocato entro i confini nazionali.

Austria: bocche cucite sui risultati dell'ispezione alle riserve presso la BOE

Per quanto riguarda l'Austria - scrive Koos Jansen in 'BullionStar' (leggi qui l'articolo completo). ''Dopo anni impiegati a consolidare gradualmente le proprie riserve auree ufficiali la banca centrale d'Austria sostiene di aver completato la verifica delle proprie 224 tonnellate di oro conservate presso la Bank of England. Tuttavia, Vienna si rifiuta di pubblicare i rapporti di audit e l'elenco dei lingotti d'oro. Ma cosa ci potrebbe essere così sensibile da dover essere nascosto all'opinione pubblica?''

Dopo la Germania e l'Olanda - che negli anni scorsi hanno annunciato di voler rimpatriare parti consistenti del proprio oro custodito a Londra, anche la la Oesterreichische Nationalbank (OeNB), ha rivelato che sarebbe in procinto di far rientrare una parte significativa del proprio metallo prezioso dal Regno Unito, dove sono immagazzinate ben l'80% (224 tonnellate) delle proprie riserve totali (280 tonnellate). Con questa operazione - le cui modalità e tempistiche restano al momento riservate - gli austriaci contano di arrivare detenere, entro il 2020, il 50% del loro oro entro i confini nazionali.

Alla base della decisione ci sarebbe un certo 'nervosismo' provocato già nel 2008, presso le alte sfere della OeNB, dal crack di Lehman Brothers; a seguito di quel periodo di forte instabilità finanziaria internazionale, Vienna ha innanzi tutto ridotto in modo drastico la quantità d'oro concessa in leasing alle banche commerciali passando da 116 tonnellate del 2009 alle appena 24 tonnellate del 2013 (dati più recenti non sono ancora disponibili.

I controlli effettuati presso la Bank of Engand e la decisione di rimpatriare parte del metallo prezioso austriaco deriva, innanzi tutto, da un elemento fondamentale che regola l'allocazione delle riserve strategiche, in cosiddetto 'rischio di concentrazione': in sintesi, troppo oro custodito in un unico luogo. Per di più, come accaduto con Londra, con un evidente difetto di accessibilità dal momento che - a quanto scrive Jansen - tra il 2013 e il 2015 la Bank of England ha limitato fortemente le possibilità di ispezione da parte di soggetti terzi, pur legittimi proprietari del metallo custodivo nei suoi caveau.

Sta di fatto che dopo le agognate ispezioni, l'Austria ha deciso di non pubblicare alcuna nota dattagliata sui risultati. Un fatto che ha sollevato più di un interrogativo su quanto gli inviati della OeNB di Vienna hanno riscontrato nella City. Sull'argomento, il direttore generale di OeNB Peter Mooslechner ha rilasciato anche unèintervista a 'KitcoNews' che potete visualizzare a questo indirizzo.

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