La Bundesbank, la banca centrale tedesca, ha diffuso pochi giorni fa una serie di dettagli sulle proprie riserve dichiarando esplicitamente di aver trasferito ulteriori 210 tonnellate d'oro, lo scorso anno, all’interno dei confini federali, in due tranche, prelevandoli dai quantitativi fino ad allora stoccati nei caveau di Parigi e New York. “Francoforte - si legge ora nel comunicato diffuso tramite l’agenzia Reuters - è ora il più importante sito di custodia per le riserve auree tedesche dopo New York”.
Il rimpatrio delle riserve strategiche di metallo prezioso deciso e attuato dalla Bundesbank ribadisce il fatto che le banche centrali, nell'attuale fase economica e geopolitica, vedono ancora l'oro come un asset vitale per garantire la consistenza e la stabilità delle proprie riserve strategiche, in appoggio ai depositi valutari. Tuttavia, dai numerosi ritiri effettuati dai depositi federali statunitensi da parte di vari paesi, si ha conferma anche di una certa mancanza di 'fiducia reciproca' tra le banche centrali e, in particolare, nei confronti della Federal Reserve, le cui riserve d'oro non sono state oggetto di revisione contabile nel corso di circa mezzo secolo, tanto che molti analisti ed economisti nutrono più di un dubbio circa la loro consistenza ed integrità.
''In questi tempi di incertezza - prosegue il commento di O'Byrne - è prudente seguire il consiglio del dottor Marc Faber, diventando ciascuno 'la propria banca centrale'. E' essenziale possedere oro fisico, in proprio o allocato nelle realtà economico-istituzionali più sicure al mondo''.
Ulteriori movimenti di oro fisico da parte di banche centrali che dovessero venir effettuati a partire dai depositi della Fed e della Bank of England potrebbero sortire l'effetto di creare una 'stretta' sui mercati determinando una brusca rivalutazione del prezzo dell'oro, dal momento che le banche centrali potrebbero vedersi costrette ad entrare sul mercato per acquisire lingotti fisici che pensavano già di possedere.
La notizia è stata ripresa fra gli altri da Henry Sanderson nel 'Financial Times' e dal già citato Mark O'Byrne attraverso le pagine del portale 'GoldCore' (leggi qui l'articolo completo).