Il termine inglese “bullion” è oggi conosciuto ed usato in tutto il mondo in quanto sinonimo di lega metallica, sotto forma di monete oppure di lingotti, nella quale il contenuto di metallo prezioso (oro, ma allo stesso modo argento, platino o palladio) non è inferiore ai 900 millesimi. Non tutti sanno, tuttavia, che l’origine del termine, prima che dall’inglese medievale – dove indicava genericamente una massa fusa di oro o d’argento – compare anche nell’antica lingua francese (“billon”, maggiorativo di “biglia”, “sfera”) ed era presente anche nell’italiano volgare con il termine “biglione”.

“Biglione”, billion”, “bullion”: quando la parola si fa preziosa

Da sottolineare tuttavia come, mentre oggi la parola 'bullion' è sinonimo di metallo prezioso da investimento, con caratteristiche formalizzate e regolamentate a livello globale (tanto che l'oro bullion, ad esempio, è dotato di un proprio codice I.S.O. che è XAU), nella storia della monetazione il termine 'biglione' ha indicato, e indica tuttora, le cosiddette 'basse leghe' ossia quelle in cui la percentuale d'oro o di argento è inferiore o uguale alla metà (il resto è formato da metalli vili come il rame e lo stagno).

Spesso, nel corso della storia, monete inizialmente emesse ad alto contenuto di metallo prezioso sono state progressivamente svilite dai governi e dalle autorità emittenti dell'inflazione, di fatto operando su di esse una svalutazione sostanziale. Episodi simili si sono verificati sia nella Roma antica che in tempi più recenti, fintanto che la moneta metallica è stata in qualche misura a valore intrinseco e non, come oggi, del tutto fiduciaria. Per contro, col passare del tempo, un termine considerato quasi dispregiativo da quanti si occupavano di monete e denaro è divenuto sinonimo di preziosa riserva di valore, garantita nelle sue caratteristiche e, perciò, sempre affidabile.

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