Lo scorso 9 settembre abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “L’oro di Marcos basterebbe per arricchire le Filippine” dedicato alle immense ricchezze di cui la famiglia dell’ex presidente, scomparso nel 1989, avrebbe ancora il controllo. Liquidità, gioielli e proprietà immobiliari, quote azionarie ma, soprattutto, un finora ben meglio specificato quantitativo di metallo prezioso allocato in 177 banche di 72 paesi diversi.
Nei giorni scorsi, nuovi dettagli si sono aggiunti a quanto giè noto sulla vicenda; ne hanno parlato con ampi approfondimenti, tra gli altri, sia 'The Inquirer' (leggi qui) che 'PhilStar' (leggi qui) e quanto riportato sia da queste testate che da altri media internazionali ha quasi dell'incredibile. Gola profonda delle nuove rivelazioni è l'ex sindaco di Manila Lito Atienza secondo le cui dichiarazioni la famiglia dell'ex dittatore avrebbe il controllo, sparse in giro per il mondo, su circa 7.000 tonnellate metriche di metallo prezioso. Un dato comunicatogli niente meno che dalla vedova di Ferdinando Marcos, Imelda, tuttora impegnata nella politica filippina e che ha dichiarato di essere disponibile a pagare con tale oro una parte del debito estero della nazione.
Atienza avrebbe ricevuto la confidenza di Imelda durante una cerimonia tra la fine degli anni Novanta e i primi anni del Duemila; nell'occasione, tuttavia, la figlia di Imelda, Imee, oggi governatrice della provincia di Ilocos Norte, avrebbe troncato il discorso con una frase lapidaria: “Non creda ad una sola parola di ciò che dice mia madre“.
Ancora avvolta dal mistero anche la provenienza dell'oro dei Marcos: parte verrebbe da acquisti diretti presso le società minerarie che nei decenni della dittatura operavano nel paese; altri acquisti sarebbero effettuati dagli uomini del presidente estero su estero con milioni di dollari provenienti dalle fonti più disparate, compresi gli aiuti degli Stati Uniti al paese, e alti da fonti non sempre legali.
Il patrimonio dei Marcos, dal punto di vista giuridico, è stato sequestrato dal governo di Manila che, tuttavia, non ha mai potuto mettere concretamente le mani sui miliardi di dollari sparsi nel mondo e riconducibili all'ex presidente o ai suoi familiari. Il presidente in carica Rodrigo Duterte ha dichiarato di recente che metterè al primo posto l'interesse delle Filippine in ogni possibile trattativa finalizzata al rientro di parte o di tutti i capitali - oro compreso - accumulati da Marcos.
Un quantitativo d'oro, le 7.000 tonnellate cui fa cenno Atienza, il cui valore di mercato sfiorerebbe i 300 miliardi di dollari, è pari a circa quattro volte il bilancio nazionale stimato per il 2017 e sufficiente a cancellare il debito estero delle Filippine. Un quantitativo che, nell'ipotesi di un recupero totale, porterebbe l'arcipelago al secondo posto - dopo gli USA - nella classifica mondiale delle riserve auree, aprendo alle Filippine scenari di sviluppo economico di inimmaginabile portata.