Abbiamo più volte sottolineato, su queste pagine, come l’acquisto di metallo prezioso sotto forma di “fisico” (monete e/o lingotti), in abbinamento ad un sistema di custodia affidabile e garantito (ad esempio, in cassetta di sicurezza oppure presso i caveau delle stesse società che forniscono l’oro al cliente, che ne mantiene la proprietà effettiva) e di un altrettanto certo ed efficiente sistema di riconsegna materiale dell’oro al proprietario costituiscano elementi chiave per un corretto e trasparente investimento.

Bullion bank, ossia 'i furbetti del lingottino'

Esistono tuttavia, ed hanno un peso notevole sul mercato globale dell'oro, quelle che sono chiamate 'bullion bank', di cui una quarantina sono socie dell'LBMA (la London Bullion Market Association). Di queste, e dei loro meccanismi di funzionamento, ci parla nei dettagli un dossier pubblicato su 'BullionStar' (accedi qui per visualizzare le infografiche complete). Tra i nomi più noti figurano JP Morgan, UBS e BNP Paribas, mentre sono recentemente uscite dall'elenco, tra le altre, Deutsche Bank e Barclays.

Ma come opera in realtà una bullion bank? Innanzi tutto, incamera il metallo fisico dal cliente rilasciandogli un certificato di possesso; quindi, l'oro del cliente finisce nei caveau dell'istituzione - di fatto, non più distinguibile da quello degli altri depositari - ed entra nella disponibilità della banca che lo iscrive nel proprio bilancio ed il cliente, a questo punto, diviene del tutto vulnerabile, dal momento che nulla lo garantirebbe in uno scenario di potenziale bancarotta.

La bullion bank, per parte sua, acquisisce la facoltà di vendere l'oro fisico che ha incamerato, prestarlo ad altri istituti per tempi più o meno lunghi, allocarlo presso depositi esterni o impiegarlo per creare nuovo 'oro di carta' da proporre ad investitori che, al metallo fisico, preferiscono strumenti come gli ETF. Solo una piccola parte del metallo prezioso depositato presso una bullion bank rimane effettivamente stoccato presso la stessa istituzione, o ritirato dai clienti, mentre la maggior parte viene prestata ad istituzioni simili, in una sorta di catena destinata a creare èoro virtuale sotto forma di nuovi certificati cartacei.

Si stima che ogni giorno, sulla piazza di Londra, venga 'scambiato' oro di carta per un quantitativo pari a 600 (seicento) volte la produzione di oro fisico globale dello stesso giorno e che i soggetti associati a LBMA movimentino 'unallocated gold', ogni anno, per ben 1.500.000 tonnellate. Il tutto, a fronte di riserve reali di metallo fisico stimabili in appena cento tonnellate.

Questa esagerata offerta di oro di carta è uno dei fattori principali che influenza in maniera surrettizia - ovviamente al ribasso - sia la domanda di metallo prezioso sotto forma fisica che il prezzo stesso dell'oro, a livello globale (manipolazione). Senza contare - prosegue il rapporto - che le bullion bank del pool londinese agiscono all'insegna di una pressochè totale mancanza di trasparenza tanto in merito ai volumi di fisico detenuti, dati in prestito o allocati altrove che in merito ai loro rapporti con le banche centrali, specie la Bank of England.

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