“E’ ininterrottamente dal 2013 - scrive Koos Jansen in un recente articolo apparso su ‘BullionStar’, leggi qui - che la Cina continua ad assorbire l'oro fisico dal resto del mondo ad un ritmo impressionante. Vale la pena notare che l'oro importato nel mercato interno cinese non verrà probabilmente mai restituito nel prossimo futuro. E poiché la proprietà e la disponibilità di questi volumi d'oro saranno probabilmente di grande importanza la prossima volta che il sistema monetario globale internazionale sarà sotto stress, è importante seguire il progresso delle importazioni della Cina, soprattutto perché i media mainstream e la maggior parte delle società di consulenza negano l’evidenza”.
Jansen, fedele al proprio stile di dettagliare con ampia dovizia di documenti le tesi che propone sul metallo prezioso a livello globale - tesi che non gli sono certo valse la simpatia di molti dei grandi attori del mercato - cerca di fare chiarezza sugli approvvigionamenti del mercato cinese arrivando alla conclusione che la piazza di Singapore, i cui dati sono spesso stati diramati in forma parziale e discontinua, se incrociati con quelli relativi al mercato aureo di Shanghai e di Hong Kong, nonchè delle esportazioni documentate verso la Cina, ad esempio da Svizzera e Regno Unito, risulta già dal 2013 il principale hub attraverso cui la People's Bank of China, le grandi banche commerciali del paese e i sempre più numerosi magnati cinesi hanno accumulato una enorme riserva di metallo prezioso.
Riserve la cui consistenza va ben oltre le 1842,6 tonnellate che il gigante asiatico dichiara ufficialmente e che, sommando i quattro parametri di stima fondamentali (le riserve della banca centrale, per l'appunto, con la ''base'' in termini di gioielleria - un dato, peraltro, fermo al 1994 - e quindi la produzione mineraria domestica e le importazioni complessive stimate) ascende al quantitativo, enorme, di circa 21 mila tonnellate.
Di queste, circa 4 mila sarebbero riconducibili alla People's Bank of China, contro le 1842,6 dichiarate. Uno dei tanti ''disallineamenti'' che Koos Jansen rileva dallo spoglio di una nutrita base di documenti molti dei quali, per tornare al tema dell'articolo, legati alla piazza di scambio di Singapore che, è bene ricordarlo, rappresenta una città-stato del tutto indipendente da Pechino e che basa sulle attività finanziarie la propria enorme ricchezza.
Un altro degli elementi che avrebbe favorito la creazione, proprio dal 2013, di una serie di meccanismi di transazione in oro fisico dal resto del mondo verso la Cina, passando attraverso Singapore nonostante l'apertura dello Shanghai Gold Exchange nel 2002 sta nel fatto che la tassa del 7% sulle compravendite di metallo prezioso, in precedenza in vigore, è stata abolita dal governo proprio dal 1è ottobre 2012.