“Si tratta di un malinteso comune - scriva Ronan Manly in un post del 7 gennaio rilanciato anche dal sito del GATA, il Gold Anti-Trust Action Committee - che le principali banche centrali del mondo e le autorità monetarie possiedano grandi quantità di lingotti d'oro. In realtà, questo oro è di proprietà di Stati sovrani che lo hanno affidato alla banca centrale del rispettivo paese, e le banche centrali stanno semplicemente agendo come ‘guardiani’ del metallo prezioso”.
Uno Stato sovrano è un'entità dotata di personalità giuridica che è rappresentato da un governo. E con ogni governo che rappresenta il popolo di quel stato sovrano, in sostanza, le grandi quantità d'oro gestite dalle banche centrali sono di proprietà dello Stato, conservate e gestite a beneficio dei cittadini. Ad esempio, la Deutsche Bundesbank ha dichiarato ufficialmente che: "Deutsche Bundesbank detiene e gestisce le riserve in valuta nazionale della Repubblica Federale di Germania". Allo stesso modo, come da statuto, la Banque de France mette in evidenza che suo scopo è, fra gli altri, "detenere e gestire riserve auree e valutarie dello Stato e riportandole nell'attivo del proprio bilancio in conformità ai termini e alle condizioni degli accordi con lo Stato stesso"
Le riserve auree del governo degli Stati Uniti, ufficialmente costituite da 8.133,5 tonnellate di oro, sono detenute dal Dipartimento del Tesoro. La zecca degli Stati Uniti, che amministra i siti di stoccaggio delle riserve auree degli Stati Uniti, fa a sua volta parte della struttura del Tesoro degli Stati Uniti. Anche le riserve auree ufficiali della Cina sono di proprietà dello Stato cinese e gestiti dalla banca centrale cinese, la People's Bank of China (PBoC). Una delle funzioni dichiarate della PBOC è infatti ''detenere e gestire le riserve statali di valuta estera e oro". Stesso ruolo è svolto anche dalla Banca di Russia che è di proprietà della Federazione Russa''. E gli esempi potrebbero continuare con Paesi Bassi, Regno Unito, Svizzera e relative banche centrali.
''Una notevole eccezione per il modello di proprietà di cui sopra - sottolinea Ronan Manly - è l'Italia. Si legge infatti nel sito della Banca d'Italia: 'La proprietà delle riserve ufficiali è assegnata per legge alla Banca d'Italia' ''. E l'istituto di Palazzo Koch ''è eccezionale in quanto il suo capitale sociale è detenuto da una vasta gamma di banche italiane e altri istituti finanziari, nonchè in parte dallo Stato italiano; così, a differenza di molte altre banche centrali, la Banca d'Italia non è del tutto di proprietà statale''.
Un'altra eccezione è la Banca Centrale Europea (BCE). Nel gennaio 1999, quando l'euro è stato introdotto e la BCE è diventata responsabile di una politica monetaria comune nella zona euro, a ciascuna banca centrale nazionale partecipanti è stato richiesto di trasferire riserve in valuta estera alla BCE in modo da costituire il bilancio stesso della BCE. èOgni trasferimento da banche nazionali all'Eurotower è stato effettuato per il 15% sotto forma di oro e per il restante 85% in una combinazione di dollari statunitensi e yen giapponesi. I trasferimenti iniziali del 1999 hanno fornito alla BCE 750 tonnellate di oro, poi cresciute fino a un totale di totale di 5.050 tonnellate, gestite in modo decentrato dalle varie banche nazionali. Un fondo di metallo prezioso - la cui lista dettagliata non è stata mai resa pubblica - che costituisce una sorta di 'proprietè condivisa' tra gli Stati che fanno parte della zona euro.
Non di rado, nel corso degli anni, tra governi e banche centrali si sono verificati attriti sulla gestione delle riserve auree, ad esempio in occasione di richieste di verifica governative sui depositi di metallo prezioso. Su questi e altri aspetti si sofferma Manly, fornendo alla fine del suo articolo una serie di utili link dai quali trarre ulteriori informazioni sul rapporto giuridico tra i principali governi del pianeta e le relative banche centrali.
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