Alla faccia delle cripto valute: la Repubblica Popolare Cinese, nei primi nove mesi del 2017, ha continuato imperterrita ad incamerare metallo prezioso per una quantità stimata in 777 tonnellate complessive.

Ma chi rifornisce il gigante asiatico di oro in lingotti e monete? Se lo è chiesto, dandoci peraltro più di una risposta, l’analista Koos Jansen che, dalle pagine del suo blog su “BullionStar” (leggi qui l’articolo originale) ha preso in esame sia i dati diramati dal World Gold Council (WGC) sia quelli - meno trasparenti, ma comunque utili - messi periodicamente a disposizione dallo Shanghai Gold Exchange (SGE).

Da dove viene il metallo prezioso di cui “si nutre” l’insaziabile Cina?

Continuando di questo passo fino a fine anno, innanzi tutto, la domanda d'oro cinese sfonderà il tetto delle mille tonnellate per attestarsi, probabilmente, poco sotto quota 1.050. Un quantitativo notevole anche se inferiore a quelli degli ultimi anni nei quali Pechino ha fatto registrare importazioni nette di metallo prezioso, rispettivamente, per 1.540 tonnellate nel 2013, 1.290 nel 2014, 1575 nel 2015 e 1300 nel 2016.

Negli stessi anni, le forniture globali di metallo prezioso da miniera (escluse le miniere cinesi la cui produzione, come noto, rimane al cento per cento entro i confini nazionali) hanno oscillato tra le 2.400 e le 2.600 tonnellate per anno, con una tendenza alla conferma di un dato in questo stesso range anche per l'anno in corso.

Da dove arriva, dunque, tutto l'oro richiesto dalla Cina? Koos Jansen non ha difficoltà ad affermare che la rete di importazione messa in piedi dal paese asiatico ha diramazioni in tutto il mondo, ma i due hub principali rimangono la Svizzera e Hong Kong. La Svizzera, in particolare, non sempre esporta “proprio“ oro verso l'Oriente quanto, piuttosto, funge da piattaforma intermedia per quantitativi di metallo prezioso che, ad esempio, provengono dal Regno Unito o dagli Stati Uniti.

Il Dipartimento di Statistica di Hong Kong ha recentemente pubblicato dati che indicano che la Cina ha assorbito 30 tonnellate dalla Regione amministrativa speciale nel corso del solo mese di settembre, in calo dell'8% rispetto ad agosto e del 44% rispetto a settembre dello scorso anno. Un calo era atteso perchè la Cina ha stimolato le importazioni dirette di metallo prezioso che bypassano Hong Kong già dal 2014. Nonostante ciò, la piazza di Hong Kong ha esportato 515 tonnellate sul continente nei primi tre trimestri del 2017 (in calo del 15% su base annua).

Dal 2015, l'offerta di oro dall'Occidente attraverso Hong Kong si è contratta mentre la domanda da parte della Cina è rimasta robusta, così Hong Kong ha iniziato ad attuare operazioni di esportazione netta di oro, quello detenuto nei propri caveau fin dai tempi della dominazione britannica terminata nel 1997 e quello immesso in seguito, negli stessi caveau, proveniente da tutto il pianeta ed attratto dal regime speciale di cui gode la regione, anche sotto il governo di Pechino.

Quanto oro è rimasto ad Hong Kong? Sfortunatamente, i dati online più recenti del Dipartimento di Statistica di Hong Kong risalgono al lontano 2002. Il Dipartimento, ovviamente, tiene traccia di tutte le statistiche sul commercio internazionale di merci - oro compreso - da prima del 2002, ma stranamente la voce "esportazioni di oro" dal 1972 al 1998 è stata omessa.

Hong Kong ha subito esportazioni nette dal 2002 fino al 2008 e dopo il 2015. è possibile che ci siano ancora lingotti a Hong Kong (se fossero stati accumulati prima del 1998), ma dal 1998 Hong Kong ha già "perso", per certo, ben 727 tonnellate metriche. Un'altra possibilità è che le raffinerie di Hong Kong importino oro di scarto, che è quasi impossibile rintracciare nei rapporti doganali e non è incluso in nessun documento ufficiale; oro che viene raffinato in lingotti e poi esportato. “Vedremo nei prossimi mesi o anni - se Hong Kong potrà continuare a vendere lingotti.

Alle importazioni cinesi si aggiunge la produzione mineraria interna della Cina. L'associazione China Gold ha reso noto, il 1è novembre scorso, che la produzione da miniera si attesterà a quota 313 tonnellate, in calo del 10% rispetto allo scorso anno. Quasi tutto questo oro (313+777 tonnellate) transita attraverso lo Shaghai Gold Exchange. I prelievi dai caveau dello SGE hanno assommato a 1.505 tonnellate durante questo periodo, implicando 415 tonnellate provenienti da rottami e disinvestimenti (o parzialmente riciclate attraverso il sistema SGE).

Dal momento che tutto l'oro non monetario importato e la produzione mineraria finiscono, in Cina, sul mercato privato “la mia stima - sostiene Jansen - sulla quantità totale di metallo prezioso di proprietà del popolo cinese ammonta ora a 16.575 tonnellate. Aggiungendo una ulteriore quantità, ipotetica, di almeno 4.000 tonnellate d'oro detenute dalla People's Bank of China, si ottengono 20.575 tonnellate“.

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