Il Fondo Monetario Internazionale ha reso noti i dati - aggiornati all’inizio di maggio - relativi alle riserve auree detenute sia dai primi cento paesi al mondo (per consistenza delle riserve stesse) che dalle principali istituzioni monetarie sovranazionali, come la BCE e l’FMI stesso.
Dalla tabella disponibile nel sito del World Gold Council a questo indirizzo si evidenzia come gli Stati Uniti d'America continuino a guidare saldamente la classifica mondiale con le loro 8.133,5 tonnellate, distanziando la Germania a quota 3.381,0 e il Fondo Monetario Internazionale che possiede 2.814,0 tonnellate di metallo prezioso di riserva.
Si conferma al quarto posto l'Italia, che detiene riserve per un totale di 2.451,8 tonnellate; non distante la Francia con 2.435,7 tonnellate di metallo prezioso. La Cina - sulle cui riserve effettive non vi è tuttavia chiarezza - dichiara uno stoccaggio d'oro nazionale per 1.797,5 tonnellate seguita dalla Russia con 1.460,4 e dalla Svizzera con 1.040.0 tonnellate.
Tutti gli altri paesi in classifica possiedono meno di mille tonnellate d'oro ciascuno di riserve strategiche e la Banca Centrale Europea si ferma a quota 504,8, la mentre la WAEMU (West African Economic Monetary Union) può contare su appena 36,5 tonnellate di scorta aurea. Al maggio 2016, sono in totale 32.754,0 le tonnellate di metallo prezioso immobilizzate nel mondo sotto forma di riserve statali o di istituzioni sovranazionali, di cui 10.788,8 pertinenti all'Eurozona (BCE inclusa).
Interessante notare come la tabella riporti anche la percentuale, in termini di valore monetario, che l'oro copre nei portafogli delle riserve strategiche complessive di ciascun paese. Usando come parametro di calcolo il prezzo ufficiale dell'oncia d'oro alla fine del mese di marzo (1.237 dollari) si ottiene ad esempio che gli USA coprono con il metallo prezioso ben il 74,9% delle proprie riserve totali, la Germania il 68,9% e l'Italia il 68,0%. Per quanto riguarda la Cina, invece, il metallo prezioso pesa appena per il 2,2% sulle riserve nazionali come, del resto, anche il Giappone si ferma al 2,4% e Taiwan al 3,7%.