Un’interessante pagina di storia canadese viene riportata alla luce dal portale “TheStar” a questo indirizzo: si tratta della ricostruzione di una delle più intriganti rapine avvenuta all’aeroporto di Toronto nel lontano 1952.
Presso il terminal merci di quello che oggi è il Pearson International Airport, infatti, il 24 settembre di quell’anno un furgone blindato depositò dieci casse contenenti lingotti d’oro che, stoccate in una gabbia metallica a prova di furto, dovevano essere imbarcate su di un cargo diretto a Montreal per essere poi spedite in Inghilterra.
Sta di fatto che, all'arrivo del volo Trans-Canada Air che avrebbe dovuto imbarcarle, delle dieci casse ne rimanevano soltanto quattro; le altre, per così dire, avevano già “preso il volo“ ad opera di ladri abili al punto da eludere la sorveglianza e del personale addetto al carico. Inizialmente, le autorità aeroportuali pensarono ad un “normale“ smarrimento all'interno dei depositi o a qualche errore di stoccaggio, ma ben presto la realtà risultò evidente: un quantitativo di lingotti del valore - all'epoca - di 215.000 dollari (oggi, oltre 2 milioni) era svanito nel nulla.
Altri furti sensazionali di metallo prezioso sarebbero avvenuti, in seguito, in Canada. Ken Leishman, noto come “il bandito volante“, insieme a quattro complici trafugò ad esempio ben 400.000 dollari in lingotti d'oro dall'aeroporto di Winnipeg International nel 1966. La cosiddetta "banda del cronometro" - i canadesi Lionel Wright, Stephen Reid e Paddy Mitchell riuscirono invece a rapinare oltre 750.000 dollari in barre di metallo prezioso dall'aeroporto di Ottawa nel 1974. A differenza dei 'soliti ignoti' di Toronto, tuttavia, questi furono in seguito arrestati.
Cambiano i tempi e le tecnologie ma, dal passato al presente, non si spegne la fame d'oro della malavita. Come riporta infatti, nell'edizione online del 12 settembre, il quotidiano britannico 'Evening Standard', un giovane hacker dell'East End londinese - Adam Penny, 25 anni - è riuscito ad introdursi nel sistema computerizzato di consegne di alcune ditte di trasporti, monitorando le spedizioni contenenti bullion - in monete o lingotti - e, grazie a tre complici che intercettavano i pacchi al posto dei legittimi destinatari, ad appropriarsi di oltre 88.000 sterline in metallo prezioso.
Sicuro di non poter essere scoperto, grazie alla propria abilità informatica, il cyber-ladro aveva anche tentato di ricattare la società di vendita oro danneggiata dai furti tentando di estorcere ulteriori 50.000 sterline. Il meccanismo, tuttavia, si è inceppato nel momento in cui un addetto alle consegne, conoscendo di persona uno dei destinatari, si è rifiutato di lasciare il prezioso carico in mano ad uno sconosciuto (uno dei tre 'intercettori' complici di Adam Penny) facendo scattare le indagini. Per Penny, la condanna è stata a 22 mesi di reclusione; per saperne di più leggi qui l'articolo completo.