Pechino ha appena messo sul tavolo un’altra carta nella partita per la gestione del potere globale sul metallo prezioso: si tratta di un fondo, appena istituito e destinato a raccogliere dalle banche centrali di circa sessanta paesi la cospicua cifra di 16 miliardi di dollari per promuovere, secondo le note ufficiali “un più agevole sviluppo ed una maggiore efficienza dell’attività estrattiva dell’oro”.

Dalla Cina un “gold investiment fund” per banche centrali

Il fondo, come spiega Mark O'Byrne nel sito 'GoldEagle' (leggi qui l'articolo completo), sarà operativo su progetti lungo tutta la cosiddetta ''Nuova via della seta'' e avrà lo scopo, sempre secondo quanto fatto sapere da Pechino, di ''agevolare i paesi membri (Italia compresa, N.d.r.) nell'acquisizione di quantità anche cospicue di metallo prezioso per le proprie riserve strategiche''.

Il presidente cinese Xi Jinping, primo sostenitore del progetto, ha sottolineato come l'area geo-economica che si estende dall'Europa alla Russia, dall'Africa orientale all'India e al Sud-est asiatico, e che comprende anche la Penisola Arabica, nell'ultimo decennio abbia generato scambi per circa 2.500 miliardi di dollari e che, perciò, la creazione del fondo sarà di supporto non solo al settore aurifero ma, in generale, alle economie di tutti i paesi coinvolti.

Secondo O'Byrne, tuttavia, l'iniziativa sarebbe in realtà animata anche da altri fini, soprattutto un progressivo rafforzamento dello yuan renmimbi sul mercato globale delle valute nell'ambito di una sfida congiunta Mosca-Pechino agli Stati Uniti per il ruolo di economia di riferimento.

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