Analogamente al petrolio, ai diamanti e ad altre risorse naturali più o meno preziose e strategiche, anche l’oro è disponibile sul nostro pianeta in quantità limitata. E’ un dato di fatto e, secondo un articolo pubblicato da “GoldCore” a firma di Mark O’Byrne sulla base di uno studio condotto da Goldman Sachs, il metallo prezioso ancora “minable” (ossia, estraibile dal sottosuolo) si potrebbe esaurire nell’arco di un ventennio circa, salvo che non si scoprano, nel frattempo, nuove e cospicue riserve che possano essere portate alla luce e lavorate in modo redditizio.
Una parte dell'oro ancora disponibile in natura, infatti, è difficile da individuare e, per essere estratto, comporterebbe difficoltè tecniche quasi insormontabili e, dunque, costi di produzione troppo elevati.
Nello stesso report, l'autore analizza i dati di estrazione del metallo prezioso negli ultimi decenni notando come solo Russia e Cina abbiano visto, specie in tempi più recenti, aumentare in modo costante la propria produzione estrattiva, mentre altre superpotenze storiche siano rimaste al palo. Sebbene la quantitè di metallo prezioso strappata al sottosuolo sia rimasta, globalmente, quasi costante negli ultimi venticinque anni, infatti, a ridursi in modo drastico è stata l'individuazione di nuove fonti di approvvigionamento. Dopo il picco del 1995, con la scoperta di circa 240 nuovi milioni di once di metallo prezioso, non si sono infatti più avuti exploit significativi se non nel 1998 (150 milioni di once) mentre il 2000, il 2011 e il 2012 sono stati gli anni meno positivi per quanto riguarda l'individuazione di nuovi giacimenti sfruttabili in modo efficace e pagante.è