Qualche tempo fa vi abbiamo proposto la classifica dei dieci paesi al mondo che vantano la maggior produzione da miniera di metallo prezioso. Adesso è la volta della top ten delle riserve auree statali che è stata di recente aggiornata dagli analisti di “GoldEagle” (leggi qui il testo originale).

Dopo i produttori, ecco la top ten degli 'accaparratori' di metallo prezioso

A partire dal 2010, va notato innanzi tutto, le banche centrali di tutto il mondo si sono trasformate da venditori netti di oro a acquirenti netti di metallo prezioso. L'anno scorso l'attività ufficiale del settore è aumentata del 36% fino a quota 366 tonnellate, un aumento sostanziale rispetto ai dati del 2016.

Quelle che sono le prime dieci banche centrali con le maggiori riserve auree sono rimaste per lo più invariate negli ultimi anni. Gli Stati Uniti detengono saldamente il posto numero uno con 8.133,5 tonnellate di oro nei propri caveau; un quantitativo pari quasi a quello dei tre successivi paesi in classifica messi insieme (Germania, Italia e Francia che hanno rispettivamente 3.371, 2.451,8 e 2.436 tonnellate). Per sei anni consecutivi la Banca Centrale Russa è stata il maggiore acquirente istituzionale di metallo prezioso, aumentando le proprie scorte strategiche di 224 tonnellate nel 2017 arrivando a 1.909,8 tonnellate e superando la Cina che si ferma a 1.842,6 tonnellate (questo, secondo i dati ufficiali del èGFMS Gold Surveyè).

Non tutte le banche centrali, tuttavia, sono risultate compratori netti. Per il secondo anno consecutivo, ad esempio, il Venezuela è stato - per ovvie ragioni legate alla tremenda crisi economica in atto nel paese - il più attivo venditore statale di oro del pianeta, con circa 25 tonnellate alienate l'anno scorso per contribuire a ripagare il debito nazionale. Tuttavia, le vendite del settore ufficiale sono diminuite del 55% lo scorso anno, ai minimi dal 2014, indicando che le banche centrali sono propense a mantenere le loro riserve di metallo prezioso, storicamente considerate un bene rifugio e una garanzia di fronte a possibili bufere valutarie.

“Il 2018 - secondo l'articolo - potrebbe confermarsi come un altro anno forte per la domanda di oro da parte delle banche centrali“. Secondo il World Gold Council (WGC), la domanda nel primo trimestre è aumentata infatti di ben il 42% su base annua, con acquisti per un totale di 116,5 tonnellate per il primo trimestre. Mentre il debito globale continua a salire alle stelle, le banche centrali e anche o grandi investitori si orientano nel voler “tenere l'oro in tasca“, dato che esso ha storicamente sempre funzionato bene in periodi di crisi economica e di incertezza geopolitica.

Interessante, a corredo della classifica, un prospetto nel quale si evidenzia, per i dieci maggiori paesi possessori di riserve auree, quale percentuale esse coprano rispetto alle riserve strategiche complessive di ogni nazione. Nel caso degli Stati Uniti, le oltre 8.000 tonnellate d'oro posseduto non sono che l'un per cento delle riserve totali, per la Germania il due e per l'Italia il quattro. Proseguendo, la Francia copre l'8% delle proprie scorte strategiche con lingotti e monete, la Russia il 21% e la Cina ben l'80%. Seguono la Svizzera con il 59%, il Giappone con il 78%, i Paesi Bassi con il 3% e chiude l'India con il 57%. I dati sono aggiornati al giugno 2018.

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