A sollevare la questione è stato il blogger e analista di fama internazionale Koos Jansen nel portale “BullionStar” (leggi qui il post completo): relativamente al periodo 1974-1986 risultano mancanti sette relazioni ufficiali di ispezione (“audit”) tra quelle che, annualmente, dovrebbero certificare l’integrità di tutti i sigilli di controllo delle massicce riserve auree statunitensi stoccate nel sito di Fort Knox, nel Kentucky.

Fort Knox, il mistero dei report mancanti

I documenti, essenziali per la verifica dei quantitativi di metallo prezioso di proprietà federale conservato e delle sue condizioni (purezza, tipologia e quantitativo di lingotti e barre, ecc...) non risultano presenti neppure nelle sedi istituzionali in cui dovrebbero essere depositati per legge, tra cui il Dipartimento del Tesoro e gli Archivi Nazionali.

Le autorità sostengono che il 97% delle riserve auree degli Stati Uniti d'America è stato accuratamente verificato e sigillato progressivamente nel corso del periodo in esame, mentre il restante 3% è stato oggetto di revisione contabile tra il 1993 e il 2008. Jansen, nel suo lungo e dettagliato reportage, produce tuttavia testimonianze e documentazioni sottolineando come, presumibilmente, almeno una parte dell'oro americano non è mai stato oggetto di controlli sufficienti o sistematici, tanto da permettere di sollevare dubbi sia sulla sua attuale disponibilità che sulla collocazione. Altri interrogativi vengono infine aperti sulla correttezza delle procedure di saggio condotte dalla U.S. Mint, la zecca federale, delineando così uno scenario quanto meno inquietante, degno di una 'spy story' in piena regola.

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