Dati definitivi alla mano, in Germania nel 2016 il PIL è cresciuto dell’1,9% contro il +1,1% della Francia e il +1,0% dell’Italia. Il debito pubblico tedesco è risultato, alla fine dell’anno, pari al 65,5% del PIL, quello francese al 96,7%, quello italiano al 132,6%. La bilancia dei pagamenti tedesca ha presentato - sempre nell’anno da poco trascorso - un saldo positivo dell’8,7% del PIL, livello che appare inaudito, quella italiana del +2,7%, valore abbastanza consolante, mentre quella francese ha fatto segnale un saldo negativo del -2,3%. E lasciamo stare i dati sulla disoccupazione e sui guadagni orari medi, pur con tutte le questioni che sorgono sul tema anche in Germania.
In questo scenario si collocano anche aggiornamenti sulla notizia, che periodicamente torna d'attualità, del progressivo rimpatrio delle riserve auree della Bundesbank entro i confini della Repubblica Federale Tedesca. L'istituto di emissione, infatti, poche settimane fa ha annunciato di aver accelerato le operazioni portando a livello zero il quantitativo di metallo prezioso tedesco conservato nei caveau di Lower Manhattan a New York (nel 2012, pari a ben 300 tonnellate); l'ultima fase di trasferimenti, quella portata a termine nel 2016, ha visto ben 111 tonnellate d'oro nazionale di Berlino rientrare in patria da oltre oceano, dopo le 99 del 2015, le 85 del 2014 e le 5 tonnellate che, nel 2013, hanno dato avvio alla campagna di rimpatrio.
Passando da New York a Parigi - altra piazza che ospita parte delle riserve auree di Berlino - i trasferimenti sono iniziati nel 2013 con 37 tonnellate metriche di metallo prezioso e sono proseguiti con 120 tonnellate nel 2914, ben 210 nel 2015 e altre 216 tonnellate l'anno scorso. Solo 91 tonnellate dell'oro tedesco rimangono daè rimpatriare, sul totale di 674 che la Bundesbank aveva allocate nella capitale francese.
Al momento, dunque, il 47,9% delle riserve auree tedesche risulta allocato nei caveau di Francoforte mentre il 12% si trova ancora stoccato a Londra, presso la Bank of England, il 2,7% a Parigi (le 91 tonnellate anzi dette) e il 36,6% rimane custodito presso la Federal Reserve. A proposito di quest'ultima, e di alcune polemiche sorte in Germania sull'effettiva esistenza dell'oro fisico tedesco stoccato negli USA, la Bundesbank ha preso una posizione forte promettendo la pubblicazione di un elenco dettagliato dei lingotti e mostrandone alcuni, in conferenza stampa, assieme ad una foto del caveau che li ospita. Vari media, tuttavia, hanno sottolineato il comportamento poco collaborativo della Fed (leggi qui) che, inizialmente, avrebbe rallentato le operazioni alimentando ulteriori dubbi sul contenuto reale dei propri depositi, sia in termini di oro americano che di riserve straniere.
''Si potrebbe iniziare a pensare che le banche centrali si siano finalmente 'convinte' che l'oro è un valore reale e importante, in aperto contrasto con la frase retorica, ripetuta più volte dopo la crisi finanziaria globale, per cui Gold isn't money. Se l'oro non aveva alcun valore monetario - che è ciò che le banche centrali veramente voluto far credere - perchè sono i tedeschi agendo così sulle proprie riserve, e lo fanno sapere in modo pubblico'', si chiede l'analista di Secular Investor in un recente articolo rilanciato da 'GoldEagle' (leggi qui).
''Forse perchè l'oro è effettivamente denaro, e perchè l'oro rimane una polizza assicurativa non solo contro l'inflazione, come abbiamo sostenuto nelle ultime settimane, ma anche contro l'incertezza politica.èE mentre la nomina di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti è stata inizialmente vista come un volano per l'economia americana, molti dei piani annunciati dal presidente restano poco chiari e di difficile attuazione''.
Anche il 'New York Times' ha dedicato al rimpatrio dell'oro tedesco un ampio reportage che potete leggere a questo indirizzo.