E’ ben noto che, tra gli impieghi primari del metallo prezioso a livello globale, vi sia la produzione di gioielli. E se, anche in questo campo, India e Cina rappresentano bacini più vasti e floridi, Mark Hannah - responsabile marketing della più importante industria orafa degli Stati Uniti d’America - focalizza in un recente articolo la propria attenzione sul mercato a stelle e strisce che definisce “in evoluzione” sia sotto il profilo produttivo che commerciale.

Gioielleria negli Usa: un settore tra luci e ombre

Il mercato americano dei gioielli in oro è molto significativo a livello mondiale. Si tratta del terzo più esteso mercato del mondo, che nel 2016 ha assorbito ben 118 tonnellate di oro, un quantitativo che è sostanzialmente stabile rispetto ai dati degli ultimi sette anni“.

Quell'oro - se considerato come nudo metallo prezioso - vale circa 5 miliardi di dollari ai prezzi medi dell'anno scorso. “Ma il mercato reale - sottolinea Hannah - vale notevolmente più del contenuto di oro puro dei gioielli. Design di alta qualità, marketing e brand hanno infatti un impatto materiale sul contributo dato dall'oreficeria all'economia statunitense. Nel 2013, ad esempio, la Camera di Commercio statunitense ha stimato che le vendite di gioielli in oro hanno ammontato a 13,4 miliardi di dollari. Dati più aggiornati sono difficili da reperire, ma stimo che il fatturato complessivo del settore, negli USA, possa essere aumentato a 14,6 miliardi di dollari nel 2016“.

L'acquirente di gioielli americano è un fondamentale cliente di riferimento per molti fabbricanti di tutto il mondo, con gioielli importati che rappresentano circa due terzi delle vendite sul mercato statunitense. E la crescita della domanda negli ultimi anni ha sostenuto i produttori di tutto il mondo: le importazioni di gioielli d'oro negli Stati Uniti, misurate in quantitativo di fino contenuto in collane, anelli e così via, sono cresciute di oltre il 30% dal 2013 al 2016.

In costante crescita la fetta di gioielleria tricolore che varca l'Oceano per accasarsi negli USA: se le aziende italiane, nel 2013, hanno esportato gioielli per 6,74 tonnellate di fino, nel 2014 il dato è salito a 8,84 tonnellate, nel 2015 a 9,65 e nel 2016 a 10,73 tonnellate. Stabile, ma con tendenza al ribasso nel 2016, il quantitativo di gioielli in oro “made in China“ importati negli USA: i dati oscillano tra le 11 e le 12 tonnellate di fino. L'import totale di gioielleria in oro estera negli USA, infine, si attesta - sempre in termini di contenuto di fino - poco sotto le 80 tonnellate annue sia nel 2015 che nel 2016.

Un mercato, quello della gioielleria negli USA, che secondo Hannah sta cambiando rapidamente e deve ancora trovare un nuovo equilibrio: l'e-commerce, infatti, non ha ancora aggredito questo settore in modo significativo - con solo il 24% del totale dei gioielli in oro venduti e acquistati online - ma, al tempo stesso, sta facendo sentire i propri effetti sulla rete di vendita al dettaglio con la chiusura, soltanto nel corso del 2016, di 1.564 punti vendita.

Per approfondire l'argomento clicca qui.

Prodotto aggiunto alla wishlist