Le rigide normative di controllo sui capitali privati imposte dal governo di Alexis Tsipras – non soltanto l’uso dei bancomat con il contagocce e la chiusura delle banche elleniche nelle settimane del braccio di ferro tra Atene e la ex Troika - hanno avuto effetti anche sulle cassette di sicurezza dei risparmiatori.

Grecia, quando l’oro “in cassetta” non e’ una buon idea

Prende in esame questo aspetto poco noto della crisi greca un articolo di Mark O'Byrne pubblicato su 'GoldCore' (leggi qui il testo completo) nel quale si fa presente come i risparmiatori greci abbiano visto ''bloccati'', oltre ai conti correnti, anche i loro beni concreti custoditi negli istituti di credito, comprese le riserve di metallo prezioso (fisico) sotto forma di lingotti e monete.

Riserve che, nei mesi scorsi, chi ha potuto ha incrementato con ripetuti acquisti proprio a seguito della perdurante incertezza sulla permanenza o meno della Grecia nell'euro e nell'ottica di poter disporre di ''fondi di emergenza'' da monetizzare quale che fosse stato, alla fine, lo scenario economico-monetario in cui si fosse trovato il paese. Una ''guerra di basso livello'', la definisce l'autore, il quale fa notare come ''L'unica ragione per imporre alle cassette di sicurezza le stesse regole relative al controllo sui capitali - misure che, peraltro, sono state concordate tra il governo e le banche - è che sia le banche sia il governo vogliono mantenere una possibilità di confiscare i contenuti di quelle 'scatole' nel caso la crisi dovesse approfondirsi''.

O'Byrne riflette sul caso Grecia per sottolineare ancora una volta come, in un'oculata strategia di diversificazione del risparmio e dell'investimento, non contano solo gli strumenti in cui si investe ma anche, specie nel caso dell'oro fisico, il luogo in cui i cittadini scelgono di custodire le proprie riserve di valore.

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