Fino al 2006, il Sudafrica ha dominato la scena mondiale nel settore dell’estrazione e della produzione aurifera, con quantitativi attorno alle 1.000 tonnellate di metallo prezioso immesse ogni anno sul mercato. Nel 2014, invece, il paese si è dovuto invece accontentare del quinto posto tra i produttori d’oro mondiali alle spalle della Repubblica Popolare Cinese (355 tonnellate), dell’Australia (270 tonnellate), degli Stati Uniti (237 tonnellate) e della Russia (200 tonnellate)
Pretoria, nel 2014, ha messo a segno una produzione di appena 190 tonnellate, anche se altre fonti rivedono al ribasso, addirittura a sole 168 tonnellate, il totale dell'oro sudafricano prodotto lo scorso anno. Il 'triste declino' dell'industria aurifera sudafricana - come è stato definito dal portale sudafricano 'TheCitizen' (leggi qui l'articolo completo) - avrebbe tra le cause più importanti il cronico braccio di ferro tra le compagnie estrattive e i sindacati dei minatori, che chiedono sostanziali aumenti di stipendio e maggiori garanzie sanitarie e di sicurezza per quella che, anche in pieno XXI secolo, resta una delle professioni più faticose e pericolose in assoluto. L'unico modo, per le compagnie minerarie, per poter accontentare i lavoratori è quello di tagliare costi, ossia chiudere parte delle miniere riducendo così la produzione ma aumentando, al tempo stesso, il livello di disoccupazione nel settore.