Secondo gli ultimi dati disponibili - quelli relativi al mese di novembre 2015 - la Russia avrebbe aggiunto ulteriori 700.000 once di metallo prezioso (pari a circa 22 tonnellate) alle proprie riserve auree nazionali. Lo scrive Koos Jansen nel portale “GoldCore” (leggi qui l’articolo completo) facendo presente come Mosca, con queste ulteriori acquisizioni, abbia inanellato nove mesi consecutivi nei quali la Banca Centrale della Federazione ha “fatto shopping” fino a portarsi al sesto posto nella graduatoria mondiale dei soggetti istituzionali in possesso di depositi strategici d’oro.
Per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, nell'articolo viene sottolineato come - di fatto - la Bank of Russia rappresenti l'unico ed esclusivo acquirente della produzione domestica di metallo prezioso senza tuttavia astenersi, pur di raggiungere gli obiettivi di incremento pianificati, da acquisizioni anche sui mercati esteri.
La produzione di oro russo è stimata attualmente in circa 25 tonnellate al mese; del resto, la Russia si colloca come terzo paese 'cercatore' al mondo subito dopo Cina ed Australia: scoprire, sfruttare e tesaurizzare le risorse domestiche di metallo prezioso, infatti, permette di non dover agire in modo prevalente sui mercati esterni, conservando ricchezza entro i circuiti del proprio sistema economico-finanziario.
Mosca dispone nel complesso di 44,8 milioni di once d'oro - poco meno di 1.393 tonnellate metriche -, un quantitativo ancora lontano dalle circa 8.400 che si ritiene possiedano gli Stati Uniti d'America i quali, tuttavia, a differenza della Russia non detengono riserve in valuta estera. L'oro rappresenta quindi, per la Russia, il 13% delle riserve strategiche, una percentuale che il governo di Putin intende incrementare ulteriormente, specie di fronte a possibili scenari di deterioramento dei rapporti tra il paese, gli USA e la NATO e alle minacce del terrorismo islamico.
Non si dimentichi, infine, come la concentrazione di notevoli patrimoni d'oro fisico nelle mani di un numero ristretto di grandi investitori (soprattutto industriali e finanzieri) vicini al governo in carica rappresenti anche un fattore di stabilizzazione dell'apparato statale e dell'oligarchia che ha portato Vladimir Putin alla presidenza della Federazione e Dmitrij Medvedev alla poltrona di primo ministro.