L’andamento delle riserve di metallo prezioso sotto forma di lingotti e monete in possesso delle banche centrali e delle autorità governative del pianeta è uno dei parametri monitorato con maggior attenzione dagli analisti che si occupano di oro.
Considerando che dopo gli USA, la Germania, l’Italia e la Francia - le cui riserve ufficiali sono quantitativamente stabili da molti anni - l’attenzione si concentra in particolare su Cina e Russia che si collocano, rispettivamente, al quinto e al sesto posto nella classifica dei detentori sovrani di metallo prezioso.
Ad occuparsi dell'argomento è Ronan Manly, in un articolo pubblicato il 16 ottobre (leggi qui il testo completo) nel quale si sottolinea, fin dal titolo, il ''testa a testa'' tra i due paesi nell'arricchimento delle proprie riserve strategiche in oro fisico. Un aumento che si rileva, di mese in mese, dai bollettini ufficiali diramati dalle banche centrali sia di Mosca che di Pechino.
Per quanto riguarda la Russia, l'ultimo report diramato il 19 settembre scorso indica un ammontare complessivo delle riserve auree statali a quota 1.745 tonnellate mentre la People's Bank of China, dagli ultimi dati disponibili, possiede 1.842 tonnellate di metallo prezioso. Il gap tra le due realtà, dunque, è di appena un centinaio di tonnellate, che potrebbero venir quasi azzerate se - come affermato da un portavoce della stessa Banca di Russia - l'istituto ha intenzione di incamerare almeno altre 70 tonnellate di lingotti entro la fine dell'anno in corso.
Da Pechino, invece, non si hanno indicazioni su possibili acquisti da qui alla primavera del 2018 periodo in cui, dunque, potrebbe avvenire lo storico ''sorpasso'' di Mosca per quanto riguarda le scorte strategiche di metallo prezioso. Il tutto, almeno in termini di riserve ufficiali dal momento che Russia e Cina seguono linee di comunicazione del tutto diverse: mentre Mosca dirama bollettini con cadenza regolare, Pechino comunica dati - a parere di molti analisti - solo su una parte, accuratamente selezionata, della propria attività sul mercato dell'oro; il sorpasso, dunque, potrebbe essere soltanto apparente.
Sta di fatto che in un decennio la Federazione Russa ha più che quadruplicato le proprie scorte d'oro passando dalle circa 400 tonnellate del 2007 alle 1.745 attualmente dichiarate effettuando acquisti particolarmente corposi nel 2010 (+176 tonnellate metriche) e dal 2014 in poi (con un record di +288 tonnellate nel 2015). Un interessante grafico inserito nell'articolo di Ronan Manly mostra come, dal 1994, solo cinque anni abbiano fatto registrare un saldo negativo nell'oro statale russo: si tratta del triennio 1998-2000, del 2002 e, in modo marginale, del 2004.
Resta invece avvolta da una spessa coltre di “riservatezza“ la reale quantità di metallo prezioso in possesso della Repubblica Popolare Cinese che, lo abbiamo ribadito più volte, potrebbe controllare un quantitativo d'oro ben superiore a quello reso noto a livello internazionale. A tal proposito, dall'articolo è possibile accedere ad alcuni approfondimenti curati dalla Bullion Star Gold University e da blog specializzati.
Tornando alla Russia, sulla quale abbiamo dati più certi, è noto come l'approvvigionamento statale abbia nella produzione mineraria interna una delle fonti primarie; infine, è da tener presente che anche le riserve auree di Mosca potrebbero essere superiori a quanto dichiarato dal momento che parte dell'oro estratto nel paese, dopo la raffinazione, viene incamerato da realtà come il fondo Gosfund che sono controllate dallo Stato stesso.