La situazione economica del Venezuela, da qualche tempo a questa parte, non è certo delle migliori: nel paese, infatti, si parla ormai non più di inflazione bensì di “iperinflazione”, tanto è vero che il bolivar, la valuta nazionale, è passata da un cambio nei confronti del dollaro USA a quota 173 ad inizio anno ad oltre 420 nelle ultimissime settimane.
Per far fronte alla necessità di denaro, infatti, fino a questo momento il paese aveva fatto ricorso al più classico dei rimedi: stampare enormi quantità di cartamoneta senza alcuna garanzia e copertura (da cui l'iperinflazione di cui sopra).
Una situazione pesante e potenzialmente esplosiva, quella appena descritta, che ha costretto il Banco Central de Venezuela a richiedere un prestito all'americana CitiBank fornendo in garanzia è di fatto, dando in pegno è riserve auree per un miliardo di dollari; l'operazione, di cui tuttavia si ignorano i dettagli, comporterebbe inoltre per Caracas un esborso (in termini di interessi sul prestito) attorno al 6-7% dell'importo ottenuto.
Parte delle riserve auree venezuelane, che sono custodite fisicamente in Inghilterra, sono state dunque oggetto di un'operazione di 'swap' è come l'hanno definita gli analisti finanziari è allo scopo di tamponare il pesantissimo deficit nel bilancio statale che, si stima, a fine 2015 potrebbe raggiungere i 25 miliardi di dollari. La notizia del ''prestito su pegno'' effettuato dal governo di Caracas è stata data fra gli altri dal quotidiano 'El Nacional' (leggi qui l'articolo) e rilanciata da vari portali dedicati al metallo prezioso, tra i quali 'GoldSeek' (leggi l'articolo).