Il World Gold Council ha appena pubblicato il primo numero del 2017 di “Gold Investor”, bollettino periodico dell’associazione che ha lo scopo - sono parole del CEO Aram Shishmanian - di “fornire il punto di vista dei grandi attori del mercato e sottolineare la rilevanza dell’oro in un contesto di persistenti turbolenze geopolitiche”.
La Brexit, l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, le tensioni internazionali e il terrorismo fondamentalista sono gli elementi che hanno reso il 2016 uno degli anni più complessi da molto tempo a questa parte. In questo scenario Alan Greenspan, già presidente della Federal Reserve americana dal 1987 al 2006 e al quale è dedicata la copertina del notiziario, sottolinea con forza come in uno scenario futuro che prevede aumenti significativi dell'inflazione, anche il prezzo dell'oro è destinato ad aumentare. Gli investimenti in metallo prezioso, quindi, rappresentano una sorta di ''polizza assicurativa assoluta". Greenspan rincara la dose, nel seguito dell'intervista, dichiarando: Considero l'oro come la valuta globale primaria. E l'unica moneta, insieme con l'argento, che non richiede una controparte garante. [...] Nessuno rifiuta l'oro come mezzo di pagamento per estinguere un debito. Titoli di credito e valute a corso forzoso, invece, dipendono dalla fiducia nella controparte e nell'emittente. L'oro, insieme con l'argento, è una delle poche forme di valuta che ha un valore intrinseco. E' sempre stato così, fin dal VII secolo prima di Cristo.
Per inciso il GATA, Gold Anti-Trust Action Committee - in data 18 febbraio - non risparmia a ''Gold Investor'' e al World Gold Council, nonchè allo stesso Greenspan, una replica tagliente: Con il numero di febbraio della sua newsletter il World Gold Council ha proclamato, senza rendersene conto, la propria inutilità intervistando l'ex presidente della Federal Reserve Alan Greenspan circa l'oro senza domandargli nulla sul coinvolgimento, in gran parte occulto, delle banche centrali nel mercato del metallo prezioso e sugli obiettivi di tale coinvolgimento. Un errore macroscopico anche alla luce dell'ammissione di Greenspan, nella sua audizione al Congresso del luglio 1998, in cui ha riconosciuto che le banche centrali erano intenzionate ad affittare oro 'in quantità crescenti' per manipolarne al ribasso il prezzo' (leggi qui).
Tornando al bollettino del WGC, appare invece interessante l'opinione di Suki Cooper, analista nel settore metalli preziosi per conto di Standard Chartered Bank, la quale sottolinea come negli ultimi anni, il prezzo dell'oro è stato guidato principalmente dagli eventi e dal mercato in India, Cina e Stati Uniti. Ma quest'anno potrebbe essere diverso. La crescente incertezza e la fragilità dello scenario in vari paesi d'Europa, infatti, potrebbe rappresentare un elemento di ulteriore spinta per il mercato del metallo prezioso.
Erkan Kilimci, vice governatore della Banca Centrale della Repubblica di Turchia, focalizza invece il proprio intervento sul ruolo del metallo prezioso nel grande ''paese-cerniera'' tra Europa ed Asia. In Turchia - sostiene - l'oro può giocare un ruolo importante sia nell'ambito delle riserve nazionali che della ricchezza privata. Come gestori delle riserve, che hanno il compito di seguire tre principi fondamentali - sicurezza, liquidità e ritorno -, in un'epoca di persistente fragilità economica, l'oro ci garantisce perchè non presenta alcun fattore di rischio ma, anzi, è uno degli asset più sicuri che una nazione può possedere.
''L'economia nazionale turca, sotto forma di proprietà private, può contare tra 5.000 e 6.000 tonnellate di oro, del valore stimato di circa di 200 miliardi di dollari. Parte di tale ricchezza è protetta entro i patrimoni familiari, dove il suo contributo al meccanismo economico rimane trascurabile. è per questo che la Banca Centrale della Repubblica di Turchia ha introdotto il cosiddetto 'meccanismo di riserva', con cui le banche possono utilizzare l'oro che fa parte delle proprie riserve depositandone parte presso la Banca Centrale ed ottenendo così linee di credito e garanzie, e favorendo investimenti su larga scala. Il provvedimento, introdotto nel 2011, ha avuto un notevole successo, aumentando le nostre riserve di oltre 450 tonnellate.''
Tra gli altri contenuti del primo numero 2017 di ''Gold Investor'' segnaliamo, a firma di Juan Carlos Artigas, direttore del dipartimento di ricerca sugli investimenti del WGC, una riflessione sul fatto che l'oro, il cui prezzo è convenzionalmente espresso nel mondo in dollari americani, come se il metallo prezioso fosse ancora 'agganciato' al biglietto verde, vede invece una realtà assai diversa, dato che appena il 10% circa della domanda globale di metallo prezioso proviene oggi dagli Stati Uniti e che il restante 90% viene invece trattato nelle valute locali dei diversi paesi acquirenti, con prezzi anche significativamente distanti da quello 'ufficiale' in dollari.
Una pagina di statistiche e grafici sulla situazione aggiornata del mercato aureo globale chiude il fascicolo, che potete scaricare e leggere per intero a questo indirizzo.