L’esperto di metalli preziosi olandese Koos Jansen, noto in tutto il mondo per le sue analisi e le sue approfondite ricerche pubblicate nel blog “BullionStar”, ha ottenuto uno dei risultati più importanti degli ultimi anni: forzare la Federal Reserve americana a diramare informazioni sugli “audit”, ossia sulle ispezioni e i controlli svolti sulle riserve auree tra il 1993 e il 2008.
I dati sono stati ottenuti grazie ad una raccolta di fondi che ha permesso di lanciare un Freedom of Information Act che, di fatto, ha costretto la U.S. Mint a fornire una serie di documenti - peraltro, risultata piuttosto lacunosa - dai quali emerge, innanzi tutto, come nel periodo in esame le ispezioni sul metallo prezioso conservato nei caveau federali non siano state mai condotte in modo completo e approfondito.
Ad essere coinvolte nel meccanismo di gestione delle riserve auree americane sono tre soggetti principali: il Dipartimento del Tesoro (proprietario effettivo del metallo prezioso), quindi la zecca federale (depositario e custode), quindi l'Office Inspector General of the U.S. Treasury (che dovrebbe occuparsi delle ispezioni). Ebbene, dai documenti emerge - per l'incompletezza dei dati e per la poca chiarezza dei contenuti - come le tre istituzioni starebbero agendo di comune accordo per far sapere meno possibile sulle riserve auree americane, oltre ottomila tonnellate, diffondendo a stampa e analisti il minor numero di dettagli possibili.
Al 2016, secondo i dati ufficiali, le 8.134 tonnellate metriche d'oro di proprietà federale sarebbero cosà suddivise: 1.364 tonnellate a Denver (Colorado), 1.682 a West Point (News York), 4.583 a Fort Knox (Kentucky). A queste sono da aggiungere 418 tonnellate custodite direttamente dalla Federal Reserve Bank e 87 dalla zecca come ''stock per la produzione'' (di monete da collezione e bullion).
Ben 7.629 tonnellate d'oro, dunque, formano il cosiddetto 'Deep Storage Gold' e, per quanto riguarda Fort Knox in particolare, Jansen ha ricevuto rassicurazioni sul fatto che ''entro il 2008 tutti i 42 compartimenti del deposito sono stati fisicamente controllati. Ogni vano è stato aperto, l'oro all'interno contato, pesato e testato, dopo di che l'oro è stato impilato nuovamente nel caveau. Successivamente, la porta del compartimento è stata chiusa con apposizione di un sigillo ufficiale ed eventuali annotazioni, nel caso in cui durante la verifica fossero risultate discrepanze con i dati precedenti''.
In realtà, nella maggior parte degli anni fino al 2008 solo uno o due compartimenti sono stati aperti per un esame fisico e completo dei lingotti, mentre gli altri comparti sarebbero stati semplicemente ispezionati verificare eventuali manomissioni dei sigilli. Jansen fa notare anche come, dai documenti ricevuti, il compartimento n. 31 di Fort Knox sarebbe stato aperto anche nel 1996 per 'dubbie ragioni' provvedendo poi al saggio a campione di alcuni lingotti per evitare il controllo dell'intero stock.
Seguono altre anomalie nei verbali, come il fatto che alcune bilance risultarono non correttamente tarate o funzionanti; queste ed altre incongruenze emergono dal lungo rapporto pubblicato da Koos Jnasen il quale conclude, impietosamente, che ''le ispezioni sull'oro americano non sono mai state condotte in modo sistematico e professionale; peggio, sono state affidate a degli imbecilli''.
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