Oro, leghe e colori
Il naturale colore giallo dell’oro cambia nel momento in cui questo metallo viene legato con altri, oppure se lavorato in lamine finissime (in questo caso, anche l’oro puro assume un colore tendente al verde). Essendo un metallo molto tenero, l’oro deve, del resto, necessariamente essere lavorato in lega con altri elementi per conferirgli la necessaria resistenza meccanica. Se legato con il rame, l’oro assume tonalità rossastre e con il platino colore bianco (si hanno in questi casi l’oro rosso e l’oro bianco).
In lega con altri metalli, in situazioni più rare, l’oro più tendere al colore verde (se abbinato ad una percentuale di ferro), al nerastro (con bismuto e argento) e addirittura al violaceo (con l’aggiunta di alluminio). Nell’immagine, il diagramma ternario che, al variare delle percentuali di oro, argento e rame nella lega ne determina il colore.
Come accennato, per essere lavorato in modo efficace l’oro deve essere legato con altri elementi, In gioielleria, ad esempio, esistono alcuni standard che corrispondono ai colori assunti dalla lega finale. L'oro cosiddetto “verde” è composto al 75% d'oro, al 12,5% d'argento e al 12,5% di rame; quello “giallo” è formato al 75% d'oro, al 7-12% d'argento e al 13-18% da rame; l'oro chiamato “rosa” è normalmente composto dal 75% d'oro, al 6,5-5% d'argento e al 18,5-20% da rame mentre quello “rosso” è dato dalla lega al 75% d'oro, al 4,5% d'argento e al 20,5% di rame. Il raro oro “blu”, infine, è una lega di oro e di ferro alla quale un trattamento termico ossida gli atomi di ferro superficiali, dando luogo ad una colorazione azzurra; l'oro bianco da gioielleria, infine, è composto al 75% da oro e al 25% da nichel, argento o palladio. Leghe diverse vengono impiegate per i sottilissimi fogli di metallo usati nei processi di doratura, che devono essere malleabili al massimo.