La situazione economica del Venezuela, ormai da tempo, è molto difficile e il paese sudamericano sta progressivamente vendendo le proprie riserve auree per far fronte alle necessità di cassa dello Stato e al pagamento degli interessi sul debito. Lo confermano, ad esempio, le 35,8 tonnellate di metallo prezioso che Caracas ha esportato verso la Svizzera nel solo mese di gennaio, un quantitativo molto elevato e che può provenire solo dalle scorte strategiche nazionali.
La Repubblica Bolivariana del Venezuela, tra il 25 novembre 2011 e il 30 gennaio 2012, aveva rimpatriato ben 160 tonnellate metriche d'oro che, da qualche tempo a questa parte, il paese sta reinserendo nel mercato libero attraverso la Confederazione Elvetica, il paese considerato come l'hub più importante per la raffinazione e commercializzazione di metallo prezioso. Secondo il World Gold Council, Caracas si collocava alla fine del 2015 al 16, posto tra i paesi detentori di riserve strategiche, con ben 361 tonnellate di metallo prezioso.
Robusti movimenti d'oro venezuelano sono avvenuti, negli ultimi anni, anche sotto forma di swap contro dollari USA e altre valute con grandi istituti bancari internazionali (ad esempio CitiBank) ma appare evidente - fa notare Koos Jansen dalle colonne di 'BullionStar' - come da un lato non vi sia chiarezza sull'effettivo ammontare attuale delle riserve del paese e come, dall'altro, in questa fase di conclamata difficoltà i grandi soggetti investitori si stiano comportando, nei confronti del paese sudamericano, come squali attorno ad una preda.
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