Il risultato del referendum popolare che, lo scorso 23 giugno, ha sancito un po’ a sorpresa l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea non ha avuto solo conseguenze monetarie - quali una evidente svalutazione della sterlina rispetto ad euro e dollaro - ma anche effetti sul mercato del metallo prezioso nel Regno Unito e sulla bilancia commerciale.
E' recente, come riporta Philip Aldrick dalle pagine di 'GoldEagle' lo scorso 8 dicembre (leggi qui l'articolo completo), la clamorosa notizia che gli esperti di statistica britannici hanno 'sottovalutato' le massicce importazioni d'oro avvenute negli ultimi mesi e che, pagate per la gran parte in dollari USA, hanno portato ad un incremento del deficit commerciale della Gran Bretagna di ben 6 miliardi di sterline facendolo schizzare dagli 11 previsti ai 17 rilevati in realtà.
A commettere quello che è stato garbatamente definito un 'processing error' è stato niente mento che l'Office for National Statistics il quale si è accorto di aver del tutto sottovalutato le importazioni di metallo prezioso del periodo luglio-settembre che, a seguito dei dati corretti, appare come il trimestre più pesante per il deficit commerciale britannico fin dal lontano 1955, quando simili statistiche sono state inaugurate.
La Bank of England e l'Office for Budget Responsibility si attendono, in ogni caso, un miglioramento nel disavanzo commerciale nazionale ma la 'febbre dell'oro' scoppiata - in realtà - già da inizio giugno ha visto gli investitori britannici trasformarsi da venditori di metallo prezioso sul mercato estero a frenetici importatori, sulla scia dell'insicurezza generata dall'uscita dalla UE.
A riprova del fenomeno che ha interessato, e tuttora coinvolge, gli investitori del Regno Unito basti ricordare - come riportato a suo tempo dal portale 'ZeroHedge', leggi qui - come sono nel mese di giugno il paese abbia richiesto ai mercati ben 152 tonnellate metriche di metallo prezioso.