Sia per l’andamento globale del mercato dell’oro, sia per la svalutazione della sterlina che, infine, per l’incertezza interna creata dall’ipotesi Brexit a seguito del temuto referendum del 23 giugno, il metallo prezioso si è apprezzato - sul mercato d’Oltremanica - di oltre il 20% dall’inizio del 2016 calamitando l’attenzione di migliaia di investitori del Regno Unito, anche piccoli, che hanno dirottato parte del proprio patrimonio sul bene rifugio per eccellenza.

La Royal Mint propone agli inglesi “la pensione in lingotti”

Anche la Royal Mint, la zecca britannica, in questo scenario, non ha mancato di proporre ai cittadini di investire in metallo prezioso sia una parte dei loro risparmi che una percentuale di quanto essi sceglieranno di destinare ai fondi pensione (i cosiddetti SIPP, ossia 'Self-Invested Personal Pension'), sottolineando la possibilità di sgravi fiscali e di altri benefici. Tuttavia - sottolinea ad esempio 'The Telegraph' in un articolo pubblicato a questo indirizzo - il meccanismo è meno semplice e chiaro di quanto sembri all'apparenza, dal momento che i costi, specie per piccoli importi periodici investiti, potrebbero di fatto annullare i benefici della differenziazione d'investimento.

Danny Cox, esperto finanziario della società Hargreaves Lansdown, nello stesso articolo ha dichiarato: "Gli investitori hanno bisogno di comprendere che investire in oro non è affatto una scommessa a senso unico e che l'andamento delle quotazioni del metallo prezioso è notoriamente difficile da valutare, anche a causa di alcuni fattori di 'domanda stagionale' e che, a differenza di azioni e obbligazioni, il metallo prezioso non fornisce alcun 'dividendo certo' o 'reddito' per gli investitori. I movimenti dei prezzi possono essere volubili e imprevedibili''.

Lo stesso articolo sottolinea inoltre come quanto offerto dalla Royal Mint, sebbene venga sbandierato come ''garantito da mille anni di storia'' e di attività della zecca britannica nella coniazione di monete non sembri rappresentare in fondo, per i cittadini di sua maestà Elisabetta II, una vera rivoluzione, quanto - piuttosto - soltanto un'azione di marketing a supporto dell'ingresso di un nuovo soggetto semi-statale nel mercato del metallo prezioso da investimento.

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