Domina il segno meno, per quanto riguarda il prezzo del metallo prezioso, nell’ultimo scorcio del mese di ottobre. Dopo un periodo di stabilità, infatti, è arrivata la notizia che, mentre la Federal Reserve americana sta ponendo fine al Quantitative Easing (il programma di acquisto titoli con cui negli ultimi anni sono stati inondati i mercati di liquidità per stimolare la ripresa economica) la Banca del Giappone si sta muovendo in senso opposto ed espanderà ulteriormente, peraltro in modo massiccio, sia il proprio portafoglio di obbligazoni che la base monetaria del paese allo scopo di combattere la perdurante deflazione. Questa miscela esplosiva di notizie dal mondo delle valute ha indebolito lo yen sui mercati internazionali e rafforzato, al tempo stesso, il dollaro statunitense con un conseguente effetto al ribasso sul prezzo dell’oro.
Sintesi della settimana | Brividi, nella settimana di Halloween, dal momento che le ultime cinque giornate di contrattazione dell’oro hanno visto altrettanti cali, iniziando con un’apertura ancora, sebbene di poco, sopra i 31 euro al grammo (31,09 per l’esattezza) per chiudere i battenti con un venerdì per lo meno “grigio” a quota 29,94 €/gr. In assoluto, si è avuto dunque un deprezzamento di 1,15 €/gr pari, in termini percentuali, al -3,67%.
Sintesi del mese | La settimana di fibrillazione appena trascorsa ha portato il metallo prezioso, da fine settembre a fine ottobre, a ridimensionare complessivamente la propria quotazione del 3,43% partendo da un prezzo, ad inizio periodo, di 31,01 €/gr e sfondando al ribasso, come già detto, anche quota 30 €/gr.
Sintesi dell’anno | Ancora più marcato il calo delle quotazioni, se considerato su base annua: se, infatti, in termini assoluti un grammo d’oro ha perduto, da fine ottobre 2013 a fine ottobre 2014, circa 1,29 euro di prezzo (pari al -4,19%), analizzando il periodo nella sua globalità si rileva come, anche nei momenti più favorevoli, il metallo prezioso non sia mai riuscito a sfondare la quota dei 1000 euro per oncia, pur essendosi risollevato parzialmente dal mimino di circa 873 euro per oncia toccato alla fine dello scorso anno.