“Non è tutto oro quel che luccica”: un adagio sentito più volte, in riferimento a situazioni del tutto differenti. In questo caso, stando al report diramato dall’agenzia di analisi SRSrocco il 19 ottobre, (leggi qui) la considerazione che la realtà sia ben diversa dall’apparenza è da applicare all’industria estrattiva del metallo prezioso che, a livello planetario, nell’ultimo periodo si sta scontrando con criticità impensabili fino a pochi anni or sono e che rischiano di minare il futuro stesso del settore.

La super miniera di Pueblo Viejo, un gigante dai piedi d'argilla

La stragrande maggioranza del metallo prezioso viene estratta usando attrezzature minerarie colossali, grandi quantità di capitali, energia e materiali. Così, l'approvvigionamento mondiale di oro da miniera coinvolge un sistema industriale molto complesso e con molti (troppi) ingranaggi. Quando una di queste componenti entra in una situazione di criticità, l'intero sistema di approvvigionamento dell'oro rischia il collasso.

Caso esemplare è quello della miniera di Pueblo Viejo nella Repubblica Dominicana, di proprietà di Barrick (60%) e GoldCorp (40%), che hanno investito una cifra - definita dagli analisti “sconcertante“ - di 3,7 miliardi di dollari prima di arrivare alla completa operatività. La miniera di Pueblo Viejo ha iniziato la produzione nel 2013 ed ora è a pieno regine, con un quantitativo di circa un milione di once estratte all'anno. Secondo Barrick, il costo di produzione per oncia nel 2016 si è attestato, per questo mega sito, a quota 564 dollari. Tuttavia, tale cifra non include voci come le spese generali e amministrative, esplorazioni e prospezioni, la chiusura e la messa in sicurezza dei filoni esauriti e le imposte sul reddito.

Secondo i dati dei geologi, la miniera di Pueblo Viejo racchiude circa 15,5 milioni di riserve auree provate e probabili. Anche se in futuro saranno aggiunte ulteriori riserve da giacimenti esistenti e non previsti, se si presuppone un periodo di ammortamento degli investimenti di 15 anni, il costo annuo da aggiungere sarebbe da aumentare di almeno 250 dollari per oncia d'oro prodotta salendo a 814 dollari per oncia.è

“Ma - prosegue l'analisi di SRSrocco - ciò non comprende ancora una serie di spese aggiuntive che spingerebbero il costo totale effettivo dalla miniera di Pueblo Viejo oltre 900 dollari l'oncia“. La stessa compagnia mineraria Barrick, del resto, ha ammesso che per produrre oro l'anno scorso ha speso complessivamente 1.125 dollari per oncia, a fronte di un prezzo spot di 1.251.

Dal rapporto di sostenibilità Barrick relativo al 2016, emergono altri dati interessanti sulla miniera di Pueblo Viejo che, nell'anno, ha consumato circa 18,6 miliardi di litri d'acqua, 3.100 tonnellate di cianuro, 338.000 tonnellate di calce ed energia per 18,7 gigajoule, pari a quella prodotta da 3,1 milioni di barili di petrolio. Senza contare il fatto che la maggioranza dei materiali e dell'energia consumati a Pueblo Viejo devono essere trasportati da altri paese nella Repubblica Dominicana.

Per quanto riguarda i mezzi tecnici, le decine di mega autocarri da trasporto, le numerose super escavatrici e le altre attrezzature di supporto costano, solo per la manutenzione, 18 milioni di dollari l'anno. A titolo di esempio, si consideri che un mega autocarro CAT 789 provoca una perdita di 700 dollari per ogni ora di inattività dovuta a guasto, che i suoi sei enormi pneumatici costano dai 30 ai 40 mila dollari (durano poco più di un anno) e che il motore che lo alimenta consuma un litro di benzina per percorrere circa cento metri.

Altri aspetti critici che rendono Pueblo Viejo un caso esemplare per comprendere la fragilità dell'industria estrattiva a livello globale vengono in seguito analizzati nell'articolo, corredati da efficaci grafici. Ciò che emerge è che il costo dell'energia - insieme all'impatto ambientale - rappresentano per le compagine minerarie del settore oro due veri e propri “piedi d'argilla“ sui quali in futuro sarà sempre più difficile camminare.

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