L’analista Koos Jansen, dalle colonne del blog specializzato “BullionStar”, ritorna sul tema caldo della richiesta di metallo prezioso da parte dell’enorme - e ben poco trasparente - mercato cinese. Scrive Jansen in un post pubblicato il 6 gennaio: “Nel mese di dicembre 2016 la domanda d'oro cinese all'ingrosso, misurata dal quantitativo di prelievi effettuati dai caveau dello Shanghai Gold Exchange (SGE), si è attestata a quota 196 tonnellate, in calo del 9% rispetto a novembre“. 

L’oro dell’Occidente nel “Black Hole” cinese

Dicembre è stato, tuttavia, ancora un mese forte per i prelievi dallo SGE a causa del fatto che il prezzo dell'oro è stato tendenzialmente più basso prima di risalire alla fine del mese e, si sa, i cinesi preferiscono comprare oro quando si verifica un calo dei prezzi. In totale, la richiesta cinese d'oro all'ingrosso ha raggiunto un sorprendente quantitativo di 1.970 tonnellate nel 2016. Si pone perciò un interrogativo: prima o poi, questi enormi quantitativi acquistati dalla Cina avranno un impatto sul prezzo del metallo prezioso? Io credo di si.

Come accaduto anche negli anni precedenti, sottolinea Jansen, i movimenti registrati dallo Shanghai Gold Exchange erano per lo più rappresentati da importazioni che, nel 2016, si erano attestate a circa 1.300 tonnellate.èE come negli anni precedenti, il quantitativo è risultato circa il doppio di quella che è l'effettiva domanda cinese di metallo prezioso da parte dei consumatori finali. Su quest'ultimo dato sono concordi tutte le maggiori società di consulenza, come ad esempio il World Gold Council e Thomson Reuters GFMS.

In sostanza, dunque, circa metà della del quantitativo d'oro importato dalla Cina - già dal 2007 -  si è come 'eclissato' nell'ambito del settore bancario e finanziario; si tratta di oltre 5.000 tonnellate che il gigante asiatico ha importato e che mai, probabilmente, esporterà di nuovo. ''La mia opinione - sostiene Jansen - è che questo consistente quantitativo di riserve auree, di fatto escluse dal mercato interno cinese, rappresenterà un elemento determinante nell'innescare e sostenere nuove fasi 'bull', ossia di crescita, del mercato internazionale del metallo prezioso, forse come mai è accaduto in passato. Nella misura in cui molti investitori sono disinformati circa il restringimento del quantitativo di once troy disponibili al di fuori della Cina, la loro ignoranza amplificherà qualsiasi rialzo dei prezzi nei mesi e negli anni a venire''.

Nel seguito della sua analisi, Koos Jansen prende in esame alcuni scenari globali relativi al mercato del metallo prezioso, con grafici dedicati alla comparazione, ad esempio, tra domanda mondiale di metallo prezioso, relativa offerta e prezzo di mercato, dal 2002 ad oggi, basandosi sui dati ufficiali del World Gold Council. Un altro interessante grafico, invece, ci mostra la correlazione tra la produzione mondiale del settore estrattivo e il prezzo medio dell'oro mentre, tornando alla situazione cinese, l'analista si sofferma sui dati 2015 - gli ultimi disponibili in modo completo - evidenziando come vi sia una notevole discrepanza tra la domanda ufficiale di metallo prezioso del paese e quella che si può dedurre da alcuni semplici conteggi su dati diversi.

Ciò, ripetuto per i dati a ritroso fino al 2007, conferma come una delle leggi non scritte del mercato aureo globale, ossia che il commercio dell'oro non è mai a senso unico sia di fatto cambiata: il metallo prezioso che arriva entro i confini della Cina non torna indietro e ciò sarà un elemento di cui dovremo tutti tenere conto in futuro.

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