Con questo titolo, indubbiamente ad effetto, G. E. Christenson apre una riflessione interessante sul fatto che una prospettiva maggiormente “oro centrica”, se applicata al caotico mondo finanziario attuale e futuro, potrebbe contribuire ad una maggior stabilità dell’intero sistema.
Nell'articolo (leggi qui il testo completo), pubblicato da "GoldEagle" il 6 maggio, partendo dalle critiche fatte all'oro da personaggi come Ben Bernanke, Warren Buffett e perfino Bill Gates, Christenson passa in rassegna alcuni fatti che smentiscono i detrattori del metallo prezioso, da quanto fatto da El Salvador (vendita dell'80% delle riserve per necessità di disporre di liquidità immediata) fino all'oro dello Stato greco posto a garanzia dei presiti della ex "Troika".
Ciò che colpisce maggiormente, tuttavia, sono i dati sulle riserve d'oro dei templi indù che, stando al World Gold Council, avrebbero raggiunto le 22 mila tonnellate per un valore potenziale che supererebbe il trilione di dollari. Una quantità formidabile di metallo che il governo indiano potrebbe nel tempo, e se necessario, immettere sul mercato interno ed internazionale sostenendo così la propria valuta, anche in modo massiccio e continuativo. ''Come affermare, dunque, che l'oro non ha valore?'' si chiede l'autore dell'articolo il quale passa poi ad analizzare alcuni scenari geopolitici che, in futuro, potrebbero influenzare il mercato globale e le quotazioni del metallo prezioso (o esserne influenzati), per concludere con alcune riflessioni sui debiti sovrani di tutto il mondo e la loro potenziale correlabilità futura con la gestione delle riserve auree.