Secondo Joni Teves, uno degli analisti di punta di UBS, società finanziaria con sedi a Zurigo e Basilea attiva e conosciuta in tutto il mondo, in questi ultimi mesi di rally al rialzo “l’oro si è appena riscaldato”, facendo registrare il miglior primo semestre di mercato dal lontano 1974: lo riporta Frank Holmes in un post pubblicato nel sito “GoldEagle” (leggi qui per tutti i dettagli).
UBS e Credit Suisse, non a caso, concordano sul fatto che il metallo prezioso presenta al momento, come forma di investimento oltre che di riserva di valore, delle potenzialità notevoli determinate dal fatto che i rendimenti - già spesso ai minimi - di molti titoli di Stato sono ulteriormente scesi sulla scia della Brexit. Un fatto verificatosi sia nel Regno Unito che negli USA, in Germania come in Francia, in Germania come in Giappone. A titolo di esempio viene citata poi anche la Svizzera, dove il bond a 50 anni mostrava un rendimento, al 5 luglio scorso, del -0,03%.
L'esperto di Credit Suisse Michael Slifirski, nello stesso articolo, sottolinea invece come ''l'esito un pò a sorpresa del referendum sulla Brexit ha intensificato le incertezze macro economiche e politiche globali ed esteso il periodo di tempo in cui sia negli Stati Uniti che in molti altri paesi potrebbero registrarsi tassi d'interesse negativi''.
Un altro fattore chiave, che rivela come il mercato del metallo prezioso potrebbe essere prossimo ad una ulteriore, robusta fase di sviluppo - con relativo aumento della quotazione dell'oro - è dato dal fatto che varie agenzie di rating stanno rivedendo al rialzo le posizioni sia dei maggiori titoli minerari che di varie 'junior mines', ossia le piccole compagnie estrattive. Alcune tra le più attive compagnie del pianeta attive nel settore aurifero, infatti, si sono viste modificare l'outlook delle proprie azioni da 'hold'(tenere in portafoglio, in una prospettiva stabile o di moderata crescita) a 'buy' (titoli da comprare, nella prospettiva di un incremento marcato di attività, ricavi e margini).