Keith Weiner, in un breve ma interessante articolo, torna ad occuparsi per conto del portale specializzato “GoldEagle”, della “vexata quaestio” che vede contrapporsi l’investimento in oro fisico a quello in “oro di carta” ossia futures, opzioni, ETF e strumenti del genere basati sul metallo prezioso.

“Metal vs future”: il fisico batte la carta

Mediante un semplice esempio di simulazione su base decennale, Weiner stima in particolare il costo dell'investimento e della successiva rivendita di una certa quantità d'oro (fisico o cartaceo che sia) evidenziando come, su un orizzonte temporale già superiore ai 3-4 anni, anche negli scenari più positivi il metallo reale risulti conveniente rispetto ad ogni altro strumento 'derivato'.

Nello stesso articolo, un semplice ed efficace grafico mette in evidenza il rapporto tra la quantità di metallo fisico e quella di 'oro di carta' presente sul mercato finanziario globale: in una sorta di icerberg rovesciato, la punta - ossia, una minima parte del totale - è costituita da oro reale mentre la maggioranza è rappresentata da strumenti 'gold based' come gli ETF e i contratti futures, swaps e opzioni. Per leggere l'articolo completo clicca qui.

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