“Una spada di Damocle - scrive Egor von Greyerz il 6 agosto su ‘GoldBroker’, leggi qui - è sospesa sull'economia mondiale, trattenuta solo da un singolo pelo della coda di un cavallo.

METALLO PREZIOSO E IPERINFLAZIONI: DALLA STORIA AL PRESENTE

Con un simile pericolo così evidente, il problema poteva essere risolto facilmente usando una ‘catena d'oro’ o addirittura rimuovendo completamente la spada. Ma l'élite finanziaria e i banchieri centrali avevano altri piani. Invece di sostituire il crine di cavallo con ‘una solida catena di metallo’, hanno lasciato che la spada rimanesse appesa a un filo molto fragile che poteva rompersi in qualsiasi momento.

Il sistema finanziario globale era sull'orlo del collasso dieci anni fa. Le banche centrali di tutto il mondo, guidate dalla FED, iniettarono così circa 25 trilioni di dollari in prestiti e garanzie. Banche come Citigroup, Morgan Stanley, Merrill Lynch e Bank of America ebbero migliaia di miliardi di dollari.

Oggi, a più di dieci anni dall'inizio della Grande crisi finanziaria, il problema del debito è diventato incontrollabile. Il debito globale è raddoppiato dal 2006 e insieme ai derivati e al rischio di passività non finanziate è cresciuto esponenzialmente. Sono state indebolite, e non rafforzate, le fondamenta su cui l'economia mondiale si basa e il tutto in una misura tale che il prossimo tentativo di salvataggio fallirà completamente”.

Il tutto, secondo Von Greyerz, porterà anche ad una sorta di nuovo ordine globale i cui attori principali saranno l’FMI, il Fondo Monetario Internazionale e la BIS, la Banca per i Regolamenti Internazionali che, tuttavia, non potranno fermare un fenomeno già in atto in alcuni scenari e che, nel corso della storia, si è verificato in più occasioni: l’iperinflazione.

“E non esiste un modo migliore per misurare inflazione ed iperinflazione che farlo attraverso l’oro. Perché il metallo prezioso rivela la cattiva gestione dell'economia e la svalutazione della moneta che è stata dilagante nella maggior parte dei paesi negli ultimi cento anni”. Se prendiamo semplicemente il dollaro USA, come esempio lampante, notiamo come il suo valore sia diminuito del 97% rispetto all'oro dal 1970 e dell'80% dal 1999”.

Nulla, tuttavia, a paragone del disastrato Venezuela in cui si prevede a fine anno un tasso di inflazione di un milione per cento (1.000.000%), un tasso stratosferico che ricorda l’amaro periodo di Weimar. E pensare che l’FMI aveva previsto un tasso di “appena” il 2.400%! E l'effetto sull'economia è ovviamente disastroso: il PIL venezuelano è sceso di oltre il 40% negli ultimi tre anni. Solo nel 2018, il PIL dovrebbe scendere del 18%.

Passando ad analizzare il prezzo dell’oro in Venezuela, in vent’anni questo è passato da 150 bolivar a 175 milioni di bolivar per oncia. Ma non si pensi che questo sia l’unico caso. Von Greyerz ci propone anche i grafici dei prezzi dell’oro in pesos argentini e in lire turche nel ventennio 1999-2018; e se per Buenos Aires si rileva un “debasement” della valuta stimabile in circa il 12.000%, Ankara si ferma “appena” al 9.800%.

Due dati che, se da un lato rendono evidente come le iperinflazioni possano scoppiare un po’ ovunque, confermano soprattutto che in ogni scenario, anche il più catastrofico, “l'oro manterrà almeno il potere d'acquisto e, soprattutto, proteggerà gli investitori dalla distruzione totale della propria ricchezza che i poveri venezuelani stanno vivendo”.

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