LA “TOP TEN” DELLE COMPAGNIE ESTRATTIVE | Il portale specializzato “Mining.com” ha aggiornato a metà marzo (leggi qui) la classifica delle dieci compagnie minerarie più importanti del pianeta per quanto riguarda l’estrazione di oro.
In testa si conferma Barrick Gold con 5,52 milioni di once e che, pur avendo diminuito del 9% la produzione rispetto al 2015, stacca di oltre mezzo milione di once di fino Newmont Mining, che si colloca a 4,90 milioni di once (+6% sul 2015). Terzo gradino del podio per AngloGold Ashanti con una produzione di 3,63 milioni di once d’oro (in calo dell’8% sul 2015).
Seguono GoldCorp (2,87 milioni di once), Kinross Gold (2,79), Newscrest Mining (2,46) e Gold Fields (2,15). Sotto i due milioni di once di produzione si attestano Polyus Gold (1,97), Agnico Eagle (1,66) e Sibanye Gold (1,51). Interessante l'analisi dei costi di estrazione/lavorazione: tra le dieci compagnie top si va infatti da un minimo di appena 572 dollari per oncia della Polyus Gold ai ben 986 dollari della AngloGold Ashanti.
ORO, UN FUTURO SENZA CIANURO? | Un premio Nobel spera di rivoluzionare l'industria mineraria con una nuova tecnica per l'estrazione di oro che elimina completamente l'uso del cianuro, sostanza altamente tossica e pericolosa, nell'estrazione del metallo prezioso. Sir Fraser Stoddart, lo scienziato scozzese che ha vinto il Nobel per la chimica nel 2016, ha infatti avviato una nuova start-up che sta testando un metodo a base di amido per separare l'oro dal minerale grezzo entro cui viene estratto.
Il metodo, rivoluzionario se applicabile in modo economico e su larga scala, sarebbe scaturito da una "scoperta fortuita" dal team di ricerca di Sir Fraser alla Northwestern University di Chicago ed è in fase di sviluppo presso la Cycladex, azienda con sede nel Nevada. La notizia è stata pubblicata fra gli altri da ''The Telegraph'' a questo indirizzo; restano top secret, ovviamente, i dettagli del metodo.
ZIMBABWE, MINIERE ALLAGATE A RISCHIO | Servono fondi urgenti, nel paese africano, per riportare in attività numerose piccole miniere d'oro che, a seguito delle forti piogge delle ultime settimane, sono state letteralmente allagate e messe in ginocchio. Lo riporta èThe Herald' (leggi qui) sottolineando la gravità della situazione dal momento che i giacimenti danneggiati dal maltempo hanno prodotto, lo scorso anno, 9,68 tonnellate di metallo prezioso, pari ad oltre il 40% del totale estratto dallo Zimbabwe.
La previsione di produzione aurea del paese africano, quest'anno, era di circa 25 tonnellate (+17% sul 2016) ma l'obiettivo, al momento, appare arduo da raggiungere anche perchè all'inagibilità dei siti minerari si è aggiunta, per il maltempo e le inondazioni, la perdita di gran parte dei macchinari impiegati nel ciclo di estrazione e trasporto del minerale.