IMPORT/EXPORT SVIZZERA A DICEMBRE | Esportazioni d’oro record, a dicembre 2016, per la Svizzera verso il mercato cinese: un balzo che ha visto le 30,6 tonnellate del mese precedente diventare addirittura 158,0, con un aumento del +416%. Pechino al top tra i clienti della Confederazione Elvetica che in totale, nell’ultimo mese dello scorso anno, ha esportato 287,9 tonnellate di fisico, per 10,8 miliardi di franchi di controvalore (dati forniti dalla Dogana Federale). La crescita nella domanda di oro raffinato e garantito dalle compagnie elvetiche del settore ha comportato, per il paese, la necessità di importare 323,6 tonnellate da oltre confine, di cui una parte - quella non riassorbita all’estero - è rimasta nel paese una volta lavorata, certificata e venduta ad investitoti di tutto il mondo. Queste ed altre informazioni sull’argomento in un post di Mark O’Byrne, Executive and Research Director del portale specializzato “GoldEagle” (leggi qui). Un altro interessante contributo su oro, Cina e Svizzera nel “South China Morning Post” a questo indirizzo.
IL DOLLARO, L'ORO E TRUMP | IL 'Financial Times' ha definito 'caotico' l'inizio della presidenza Trump. Il neo eletto alla Casa Bianca, fra l'altro, ha infatti accusato Cina, Giappone ed Unione Europea di effettuare svalutazioni mirate delle rispettive valute per favorire le esportazioni e mettere in difficoltà il dollaro USA. Una divisa di riferimento globale per i mercati ma che oggi, a differenza che all'inizio degli anni è70 del secolo scorso, non puè venir di fatto svalutata 'indirettamente' - come fatto nel 1971 e nel 1973 - semplicemente aumentando il benchmark del prezzo internazionale del metallo prezioso. Altre considerazioni sull'argomento a firma di Michael J. Kosares su 'GoldEagle' (leggi qui).
RISERVE AUREE: STOP DA MOSCA | Per la prima volta dall'inizio del 2015, nel mese di dicembre 2016 la Banca Centrale della Federazione Russa non ha effettuato sui mercati internazionali alcun acquisto di metallo prezioso per incrementare le proprie riserve auree. Mosca non ha effettuato alcuna comunicazione in merito a tale comportamento: forse si tratta di una fase interlocutoria, che potrebbe terminare giè con i mesi di gennaio e febbraio, o forse dell'inizio di una fase di pausa più lunga, dopo che la Russia ha sfondato quota 1.600 tonnellate di metallo prezioso. Secondo vari analisti, in ogni caso, il trend alla crescita potrebbe proseguire fino a portare il paese, entro il 2020, a sfiorare le 2.000 tonnellate di riserve auree (leggi qui).
MENTRE MINSK, NEL SUO PICCOLO... | Dalla Repubblica di Bielorussia trapelano, tradizionalmente, ben poche notizie. Tuttavia, il 21 gennaio scorso, il portale 'Belarus News' ha pubblicato (leggi qui) la notizia che il paese nel 2016 ha incrementato di una tonnellata, portandolo a quota 39,1 tonnellate metriche, il proprio stock di metallo prezioso di proprietà nazionale, custodito e gestito dalla Banca Nazionale nella propria sede centrale di Minsk.