RISERVE AUREE, CHI SALE E CHI SCENDE | Altre 3,11 tonnellate di oro fisico si sono aggiunte il mese scorso aggiunte alle riserve strategiche del Kazakhstan. Nel quasi totale silenzio dei media, il paese centro asiatico ha aggiunto lingotti alle proprie riserve auree in tutti gli ultimi 66 mesi. Nel 2016 il Kazakhstan ha acquisito un totale di 36 tonnellate di oro e nel 2017 ha aggiunto ulteriori 40 tonnellate di oro fisico con un aumento di oltre il 10% rispetto all'anno precedente. Così, il paese si accinge an entrare nella “top ten” dei possessori di oro, cosa che potrebbe avvenire in breve tempo. Se la tendenza in atto proseguirà nel 2018, il Kazakhstan passerà alla sedicesima posizione a livello mondiale sorpassando per l'Arabia Saudita e avvicinandosi al quindicesimo posto del Portogallo, che lo occupa ora con 382,5 tonnellate. Per saperne di più e vedere i grafici clicca qui.

NEWS E AGGIORNAMENTI DAL MONDO DEL BULLION

LE BANCHE CENTRALI E L'IMPATTO SULL'ORO | Una interessante ricerca pubblicata in “Gold Eagle“ (leggi qui) fa il punto sull'impatto di mercato delle operazioni di vendita e acquisto di metallo prezioso da parte delle banche centrali tra il 2002 e il 2017. La prima fase di questo periodo, fino al 2009, è stata caratterizzata da vendite continue e massicce, per un totale di 110 milioni di once; da allora in poi, invece, si sono susseguiti anni di acquisti altrettanto cospicui, per un totale di 118 milioni di once a fine 2017. Ciò significa che le banche centrali mondiali, in tre lustri, hanno movimentato ben 228 milioni di once d'oro, pari a 7.068 tonnellate metriche circa. Un quantitativo enorme, che in dollari si traduce - tenuto conto delle marcate oscillazioni di prezzo del metallo prezioso - in vendite per 53 miliardi di dollari e acquisti per 163 miliardi.

ETIOPIA, CONCESSIONE MINERARIA REVOCATA | Dure proteste degli abitanti della regione dell' Oromia, in Etiopia, hanno convinto il governo a ritirare un permesso per l'estrazione dell'oro concesso al miliardario saudita Mohammed al-Amoudi. Il 30 aprile, i manifestanti hanno iniziato a creare blocchi e le proteste si sono poi diffuse anche nelle città di Ginchi e Nekemte nell'Oromeno occidentale. I manifestanti sono fermamente convinti che la licenza della società MIDROC (Mohammed International Development & Research Organisation) per estrarre il metallo giallo debba essere ritirata per preservare la regione da un grave rischio inquinamento. Per saperne di più leggi qui.

TERREMOTO IN MINERA, SETTE VITTIME IN SUDAFRICA | Sette minatori sono stati uccisi nella miniera di Masakhane di Sibanye-Stillwater mentre altri sei si stanno riprendendo in ospedale dopo essere rimasti intrappolati sottoterra per due giorni. Un totale di 13 minatori erano rimasti intrappolati nell'impianto situato a ovest di Johannesburg, un paio di settimane fa, dopo che un terremoto aveva causato un crollo in quella che è una delle più profonde miniere del mondo. Il presidente Cyril Ramaphosa ha detto che spera che le indagini sul disastro possano identificare le cause dell'incidente e portare a soluzioni "che affrontino l'inaccettabile tasso di morte nelle miniere sudafricane". Alla fine di marzo, infatti, già 22 persone erano morte nelle miniere del Sud Africa secondo i dati del Dipartimento delle Risorse Minerarie (DMR). Il bilancio delle vittime del 2017 nelle miniere del Sud Africa è invece di ben 88 morti, superando così la cifra del 2016 che era di 73. Ne parla più in dettaglio “Egypt Indipendent“ a questo indirizzo.

VENEZUELA, DOVE IL BIONDO METALLO COSTA MILIONI | Fenomeni come la svalutazione o la iper inflazione si riflettono sempre, come ben noto storicamente, in un aumento incontrollabile dei prezzi dei beni tangibili e, in particolare, dei beni rifugio. Così, non stupisce più di tanto che, a causa del collasso monetario del Venezuela, nel paese sudamericano il metallo prezioso sia schizzato - come fa notare Egon von Greyerz in un suo approfondimento, clicca qui - fino a 75 milioni di bolivar per oncia. Il tutto per ribadire come, a suo parere, lo stesso accadrà anche per l'euro e per il dollaro USA, fiat currency destinate prima o poi a crollare sotto il peso dei debiti delle rispettive economie.

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