Non si ferma la corsa dell’oro, che nel mese di maggio ha raggiunto nuovi picchi storici, superando la soglia di 2.400 dollari l’oncia. Come molti analisti hanno sottolineato, la corsa del metallo giallo è stata alimentata da molteplici fattori. In primo luogo l’incertezza economica e geopolitica ha spinto gli investitori a rifugiarsi nell’oro come bene rifugio. Le tensioni commerciali tra le principali economie e le preoccupazioni legate all’inflazione globale hanno ulteriormente rafforzato questa tendenza.
La persistente guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha innescato timori di recessione globale, mentre le sanzioni economiche contro paesi come la Russia e l’Iran hanno destabilizzato i mercati delle materie prime. Anche l’instabilità politica in Europa, aggravata dalle elezioni in vari stati membri dell’Unione europea e dall’incertezza riguardo alle politiche post-Brexit del Regno Unito, ha contribuito all’aumento della domanda.
A questi fattori si è unita la politica monetaria espansiva adottata dalle principali banche centrali, con tassi d’interesse prossimi allo zero, che ha ridotto l’attrattiva di altri investimenti, favorendo il metallo giallo. La domanda di oro fisico è cresciuta non solo tra gli investitori privati ma anche tra le banche centrali di diversi paesi emergenti, come la Cina e l’India, che hanno aumentato le loro riserve auree.