Nel report dedicato al mercato del metallo prezioso, questa settimana abbiamo sottolineato come la quotazione dell’oro espressa in euro, dall’inizio del 2016, abbia già fatto segnare un balzo in avanti di circa il 13%.
Rispetto al dollaro, valuta internazionale per eccellenza, la performance del metallo prezioso risulta ancora più robusta, nella misura di oltre il 17%, come sottolinea dalle colonne di “GoldEagle” l’analista Nikolai Kusnetzov.
In un articolo dal titolo 'The five Key Drivers of the Price of Gold', pubblicato il 9 maggio, l'autore prende in esame i fattori che hanno portato il metallo prezioso ad essere l'asset più pagante dall'inizio dell'anno per gli investitori in dollari.
In primo luogo, ad avere contribuito al rialzo del metallo prezioso è stata la politica americana dei tassi di interesse, da tempo - e, si prevede, ancora per lungo tempo - su livelli minimi; vi è poi, naturalmente, la correlazione inversa tra quotazione del dollaro e prezzo dell'oro espresso nella divisa statunitense: ad un dollaro che si indebolisce corrisponde infatti, fisiologicamente, un apprezzamento del metallo prezioso in rapporto al biglietto verde.
Un altro elemento della performance dell'oro è rappresentata dal livello dell'inflazione e dai segnali, anche minimi, di un suo aumento; da sempre bene rifugio per eccellenza, il metallo prezioso è infatti visto dagli investitori e dai risparmiatori come uno degli strumenti grazie ai quali compensare l'inflazione.
Anche il livello del prezzo del petrolio - secondo Kusnetzov - ha giocato e gioca un ruolo nell'andamento del fixing dell'oro, dal momento che storicamente si è sempre, o quasi, assistito ad una correlazione positiva tra le due materie prime. Così anche il greggio, dopo aver toccato livelli minimi nei mesi scorsi, con la sua progressiva rivalutazione ha trascinato al rialzo altre commodities.
A completare il quadro dei fattori alla base della performance del metallo prezioso in questo primo quadrimestre del 2016 vi sono le perduranti tensioni geopolitiche che investono non solo la Siria o il delicato rapporto tra Arabia Saudita ed Iran, ma anche gli scenari interni agli Stati Uniti con la corsa alla Casa Bianca che vede profilarsi un faccia a faccia tra Hillary Clinton e Donald Trump.
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