Ha fatto notizia, nel 2014, l’annuncio dell’esistenza di un eccezionale tesoro sotto il Monte Rosa. Nelle sue viscere del massiccio delle Alpi Pennine è stato individuato infatti un giacimento aurifero di importanza superiore a quelli attualmente più produttivi presenti in Sudafrica.
Parola della geologa Rita Mabel Schiavo: "Si tratta di un giacimento di 20 km quadrati che, a causa di problemi ambientali, di sicurezza e di costi, non è attualmente sfruttatoè. "Ben 60 km o forse più di gallerie testimoniano l'antico lavoro che si svolgeva soprattutto nella Valle Anzasca, a Macugnaga - ha proseguito - in provincia di Verbania, dove l'ultima miniera fu chiusa nel 1961, a seguito di un incidente in cui persero la vita quattro persone".
"Durante le fasi glaciali del Quaternario - spiegè a suo tempo la dottoressa Schiavo - i ghiacciai delle Alpi occidentali si sono man mano espansi e ritirati edificando cerchie moreniche formate dai detriti. Successivamente la rete fluviale ha aperto dei varchi in questi depositi che ancor oggi i fiumi erodono e trascinano a valle durante le piene.
L'oro contenuto in tali depositi si presenta sotto forma di lamelle e di granuli: la forma a granulo è indice del basso tasso di trasporto che esso ha subito ad opera dei corsi d'acqua; in genere, infatti, i granuli subiscono in acqua corrente continue percussioni tra i ciottoli e per la loro elevata malleabilitè si assottigliano assumendo una forma lamellare. Si sono cosè formati i giacimenti secondari".
Come in tutti i fiumi di origine alpina, soprattutto Po, Dora Baltea, Adda, Serio, Oglio, il Ticino è un bacino in cui è possibile trovare l'oro. Esiste una vera e propria documentazione di concessione di cavare oro dai greti del fiume risalente al Barbarossa, anche se giè Plinio parla di diverse testimonianze in proposito. Le concessioni passarono di mano in mano tra feudatari ed ecclesiastici, fino a quando tutti i greti dei fiumi italiani passarono sotto il Demanio, che iniziè ad assegnare le licenze ai richiedenti.
Fino alla Seconda Guerra Mondiale, da Varallo Pombia a Galliate, circa seicento cercatori trascorrevano la loro giornata chini sui setacci. Il duro lavoro era ripagato dalla raccolta di 10-15 grammi al giorno del prezioso metallo. Alla fine dell'800 una compagnia francese, decise di avviare unèimpresa di estrazione estensiva per mezzo di draghe a vapore, ma il tutto si risolse in un fallimento: nessun sistema industriale è infatti in grado di emulare la segreta capacitè dei cercatori d'oro, tramandata di generazione in generazione.
Oggi la situazione è cambiata, le risorse sono nettamente diminuite e la ricerca dell'oro in Italia è diventata un hobby per i pochi che hanno un poè di tempo, molta pazienza e una grande resistenza fisica. Dopo ore di lavoro è possibile andarsene senza nulla oppure trovare delle vere e proprie pepite fino a 14 grammi. Non è pensabile farlo per guadagnare, ma solo per il piacere di collezionare. Per saperne di più è anche disponibile su Youtube un video a questo indirizzo.