Un contributo apparso nell’edizione del 31 dicembre di “GoldEagle” (leggi qui il testo completo) propone un’analisi interessante che tocca uno dei temi più dibattuti in relazione al mercato del metallo prezioso, ossia: la quotazione ufficiale dell’oro è “corretta” o “manipolata”? E, se è manipolata, quali fattori e motivazioni la spingono artificiosamente al rialzo oppure, come avvenuto nell’ultimo periodo, ad un sostanziale ribasso?
In correlazione a questi ultimi fattori vi sarebbe anche il pesante indebitamento che affligge le maggiori compagnie minerarie mondiali le quali, per compensare i cali di produzione e gli aumentati costi di ricerca, estrazione e lavorazione del metallo prezioso hanno emesso, negli anni, un massiccio volume di nuovi titoli azionari.
Nel 2000, i cinque 'top producer' mondiali di oro (Barrick, Newmont, AngloGold, GoldFields e GoldCorp) avevano 1,39 miliardi di azioni in circolazione, mentre la loro produzione totale era pari a 23,6 milioni di once di metallo prezioso. Da un confronto con l'ultimo esercizio consolidato delle stesse compagnie - quello del 2014 - si evidenzia come la produzione complessiva dei 'top five' sia scesa a 20,9 milioni di once, mentre le azioni in circolazione sono aumentate fino a ben 3,65 miliardi.
In quindici anni, in sintesi, le prime cinque società aurifere globali hanno fatto lievitare il volume dei loro pacchetti azionari di oltre 2,2 miliardi di titoli, mentre la produzione reale è diminuita di ben 2,7 milioni di once annue (-84 tonnellate circa). Dall'analisi emerge inoltre che, se nel 2000 i grandi dell'oro avevano un debito stimabile in 305 dollari per oncia d'oro prodotta, nel 2014 quel debito si è moltiplicato fino a 2.800 dollari per oncia. Dunque, conclude l'analisi firmata SRSrocco, gli azionisti delle compagnie aurifere - soprattutto i piccoli, in cosiddetto 'parco buoi' - sarebbero stati 'rapinati' per mascherare il calo della produzione e l'aumento dei costi, fattori che invece avrebbero spinto in alto il prezzo dell'oro il quale, invece, è stato mantenuto artificialmente basso.