La domanda di metallo prezioso all’ingrosso della Cina, misurata sulle transazioni effettuate presso lo Shanghai Gold Exchange, si è attestata a 973 tonnellate nei primi sei mesi di quest’anno. Un quantitativo considerevole - sottolinea Koos Jansen dalle pagine di “BullionStar” (leggi qui il report completo) ma in contrazione, rispetto allo stesso periodo del 2015, di ben il 7%.
Lo scorso anno, del resto, come sottolinea l'analista americano ha rappresentato un periodo record per le importazioni d'oro della Repubblica Popolare Cinese, che ha chiuso il periodo incamerando 1.550 tonnellate d'oro e movimentandone ben 2.596, in totale, attraverso lo SGE.
Nel mese di giugno, in particolare, la Cina ha importato 139 tonnellate di metallo prezioso, con un calo di ben il 29% rispetto allo stesso mese del 2015; un andamento 'sottotono' - precisa Jansen - dovuto al fatto che, nel periodo, il prezzo dell'oro è notevolmente cresciuto e che i cinesi tendono ad acquisire lingotti soprattutto nei periodi più 'convenienti' limitando gli acquisti, invece, nelle fasi di euforia del mercato.
Un efficace grafico a corredo dell'articolo, e relativo al periodo da gennaio 2009 a giugno 2016, mostra come in effetti vi sia una correlazione inversa tra il volume di transazioni d'oro sulla piazza di Shanghai e il prezzo del metallo prezioso espresso in yuan renminbi, la valuta nazionale cinese; l'autore mette inoltre in evidenza come quasi tutto il metallo prezioso acquisito dalla Cina provenga dall'Occidente.
Un Occidente in cui, con una interessante digressione dal tema principale dell'articolo, Koos Jansen, spicca la situazione del Regno Unito - da poco èuscitoè dall'Unione Europea - che si è trasformato, da paese esportatore di metallo prezioso per investimento, in importatore incamerando, nel primo semestre 2015, 195 tonnellate metriche d'oro ed azzerando, di fatto, quell'export verso la Cina che ha rappresentato per anni uno degli sbocchi più importanti per la piazza londinese.
Tornando in Oriente, tuttavia, Jansen sottolinea come le cifre diramate dallo SGE continuino ad essere poco trasparenti. Incrociando, infatti, i dati dell'export d'oro da Hong Kong, Regno Unito e Svizzera, e proiettandoli sul primo semestre 2016, si otterrebbe un'importazione cinese stimabile in 'almeno' 512 tonnellate.
Le fonti di approvvigionamento di SGE sono solo tre: importazione dall'estero, produzione mineraria domestica e riciclaggio/disinvestimento. Considerando la stima anzi detta sull'import e una produzione domestica semestrale stimata in 225 tonnellate, risulterebbe dunque che da gennaio a luglio la Cina avrebbe effettivamente importato dall'estero, attraverso Shanghai, 236 tonnellate di metallo prezioso portando il totale d'oro entro i confini del paese - stimato, anche questo - a ben 18.444 tonnellate, di cui 4.000 circa sarebbero state accumulate nei caveau della People's Bank of China senza essere state fornite da SGE bensì attraverso altri, e non meglio individuabili, canali di acquisizione.