E’ ben noto come la quantità di metallo prezioso disponibile sul mercato ogni anno per nuovi usi sia limitata e, fondamentalmente, composta da due voci: una parte estratta dai giacimenti auriferi (prevalente) ed una ottenuta dal riciclaggio di manufatti, gioielli e dispositivi tecnologici (minoritaria, sebbene in crescita costante).
Mark O'Byrne, dalle colonne di 'GoldEagle' (leggi qui l'articolo completo), il 16 novembre ha dedicato un dettagliato commento ad una notizia riportata dal portale economico-finanziario 'Bloomberg'. Secondo l'autorevole fonte, infatti, la quantità d'oro estratta dal sottosuolo a livello mondiale starebbe per raggiungere, stando alle previsioni per il 2017, il proprio picco storico attorno a quota 3.000 tonnellate metriche. Un quantitativo che, nell'ottica di una previsione sul prossimo decennio, dovrebbe mantenersi pressochè stabile per un altro paio d'anni e, quindi, ridursi progressivamente fino al 2025, anno in cui si prevede che la produzione di metallo prezioso da miniere si sarà contratta di circa un terzo, attestandosi attorno alle 2.000 tonnellate l'anno.
Quali fattori alla base di un simile, possibile andamento? Innanzi tutto, vi è il previsto esaurimento di alcuni dei principali siti estrattivi oggi in attività; poi, va tenuto conto del fatto che alcune miniere attualmente redditizie diventeranno non paganti per le compagnie concessionarie (vale a dire, l'oro ci sarà ancora ma estrarlo non sarà più conveniente); infine, vi è il fatto che le miniere appena scoperte, o in fase di prospezione, non saranno in grado di supplire con le loro riserve alla chiusura di quelle man mano esaurite o dismesse per mancanza di profitti sufficienti.
''La diminuzione nella fornitura di oro dalle nuove miniere - sostiene una nota basata sulle previsioni di BMO Capital Markets e Randgolg Resources Ltd. - avrà come conseguenza uno stimolo al rialzo dei prezzi del metallo prezioso e porterà ad una ristrutturazione e ad un consolidamento dell'intero settore''. A supportare la previsione un dato su tutti: il numero di depositi d'oro cosiddetti 'primari' (ossia, quelli potenzialmente dotati di maggiori riserve e di una possibilità di sfruttamento redditizio delle stesse) dopo aver toccato un picco storico di 37 nel corso del 1987 è sceso ad appena 3 nel 2014 (dati 2015 e 2016 non ancora disponibili). Inoltre, le compagnie estrattive stanno impiegando sempre più tempo e risorse finanziarie prima di riuscire ad individuare nuovi giacimenti consistenti, e questo incide sul prezzo alla produzione sia nell'immediato che in prospettiva futura.
All'imminente picco di produzione del settore aurifero minerario anche 'SeekingAlpha' dedica un articolo (leggi qui) sottolineando come la futura, prevista contrazione del quantitativo di metallo prezioso che sarà possibile ottenere dai giacimenti potrà rappresentare un fattore decisamente rialzista, nel medio-lungo periodo, per le quotazioni dell'oro.