Si sono fatte numerose congetture, a partire dal 2014, sulla robusta e continua crescita della voce “Precious Metals” che compare nei bilanci delle maggiori banche commerciali cinesi. Bank of China, Industrial and Commercial Bank of China, China Construction Bank e un’altra dozzina di istituti “minori” hanno infatti accumulato quantitativi di oro fisico (e riserve secondarie in argento, platino e palladio) che, alla fine del 2015, avevano un controvalore di ben 598 miliardi di yuan renminbi (poco meno di 79,5 miliardi di euro, al cambio del 12 settembre 2016).

Quale realtà dietro gli “alti tonnellaggi” cinesi in metallo prezioso?

Koos Jansen, in una interessante e dettagliata analisi pubblicata recentemente a questo indirizzo, tenta di fare chiarezza sulla reale natura dell'oro dichiarato dalle banche cinesi che puè essere classificato in alcune categorie fondamentali.

''Alcuni analisti - chiarisce innanzi tutto Jansen - pensano che i metalli preziosi elencati nei bilanci delle banche commerciali cinesi siano riserve d'oro acquistate per conto della banca centrale cinese, mentre altri ipotizzano che le banche cinesi comprino oro presso lo Shanghai Gold Exchange (SGE) e poi lo prestano all'esterno, cosicchè i metalli preziosi nei bilanci rappresentano quasi esclusivamente oro concesso in leasing'' (ossia prestato ad altre istituzioni, leggi qui un articolo di approfondimento di Arkadiusz Sieron).

Sarebbero ben sei, in realtà, i canali nei quali si suddividono le quantità d'oro dichiarate a bilancio dalle grandi banche commerciali cinesi, il primo dei quali sarebbe semplicemente quello del metallo prezioso appartenente a clienti delle banche stesse. Vi è poi l'oro destinato alla rete di vendita del 'fisico' da investimento - anche in piccole, singole quantità e a clienti non di alto livello - senza contare il giè citato oro concesso in leasing ad altri istituti bancari o società finanziarie.

Ogni banca, naturalmente, mantiene quantitativi di lingotti destinati a scopi di copertura strategica, in parte entro i confini del paese e in parte minore all'estero; c'è, infine, il cosiddetto 'oro di carta' sotto forma di ETF.

Per ciascuna di queste ''classi'' di metallo prezioso, l'autore fornisce dettagli e grafici di approfondimento, per concludere tuttavia come ''la voce 'metalli preziosi' nei bilanci delle banche commerciali cinesi è piuttosto complicata da decifrare. Una cosa è certa, non è tutto oro di proprietà delle banche nè in leasing nè si tratta per la totalità - come suppongono alcuni - di metallo prezioso acquisito e stoccato dalle banche per conto della banca centrale cinese''.

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