Da poco più di un decennio ha preso piede, nel mercato dei metalli preziosi, l’espressione “oro etico”: con essa si definisce quella tipologia di metallo che viene estratta con tecniche e metodologie meno invasive possibili, ossia senza l'utilizzo di agenti chimici e tanto meno di esplosivi, nel rispetto dell’ambiente naturale oltre che in armonia, in collaborazione e con beneficio delle comunità umane coinvolte. L’aspetto dell’oro etico ha progressivamente acquisito importanza, perciò, con l'evoluzione dei concetti e delle pratiche di sostenibilità ambientale e sociale.

QUANDO IL METALLO PREZIOSO DIVENTA ETICO

L'oro etico, dal punto di vista delle tecniche di estrazione mineraria, prevede il divieto assoluto di impiegare sostanze altamente tossiche come cianuro e mercurio, due elementi tradizionalmente usati per ottenere questo metallo prezioso. Inoltre, sono da escludere - nella fase estrattiva - tutti i composti chimici incompatibili con l'ambiente ed è per questo che, fino ad oggi, questa tipologia di oro viene ricavata per la maggior parte da giacimenti di natura alluvionale. Nel processo di produzione dell’oro etico, inoltre, va consolidandosi la pratica di prestare particolare attenzione al benessere e allo sviluppo delle comunità locali che vivono ed operano nei pressi dei giacimenti minerari, spesso posti in paesi poveri e svantaggiati.

Per questo, alle società minerarie viene richiesto un sostanziale contributo alla realizzazione di opere infrastrutturali, legate all’istruzione e alla formazione professionale, nonché all'assistenza medica delle popolazioni. Vengono inoltre messe in pratica politiche di utilizzo risorse umane e professionali in linea con le prassi etiche previste dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (International Labour Organization) delle Nazioni Unite.

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